sabato 30 marzo 2019

BERNAL DENUNCIA: IN COLOMBIA STANNO PREPARANDO UN'INCURSIONE PARAMILITARE

Freddy Bernal, Coordinatore Nazionale Brigadas CLAP, informa sul suo account tw "dalla Colombia stanno preparando un'incursione paramilitare contro il Venezuela, è una denuncia che pubblico. Stanno assumendo giovani a 1500 dollari con corso di gestione di armi, esplosivi e combattimenti urbani, per un'azione criminale sul territorio venezuelano".

IL NUOVO PIANO DI GUAIDO' USAeGetta: IL RUOLO DELLA DEA

Proprio ieri abbiamo pubblicato questa intervista a Juan Grillo, direttore dell'Ufficio nazionale antidroga del Venezuela, che invitiamo a leggere fino in fondo, perché questa mattina alle 5.32 minuti Juan C. Sosa Azpúrua, Presidente del Grupo Petróleo YV, twitta: "Una volta che Guaidò firmi con la DEA, che è in sinergia con il Dipartimento di Difesa USA, avrà il suo 'esercito'. La DEA, con agenti venezuelani, addestrati per essere operativi sul campo, si muoverà sotto l'autorità di Guaidò e catturerà Maduro e il suo enturage. Dopo di che vedrà la luce il Piano Venezuela per controllare l'insurrezione".

CRI VENEZUELA: FRA 15 GG. SARANNO DISTRIBUITI GLI AIUTI A 650MILA PERSONE.

Ieri, in una conferenza stampa Francesco Rocca, Presidente della Federazione Internazionale della Croce Rossa, ha dichiarato che fra 15 giorni ci sarà l'ingresso degli aiuti umanitari per 650mila persone. "Dopo diverse riunioni con istituzioni dello Stato, organizzazioni sociali, politiche e umanitarie in Venezuela, posso annunciare che la CRI potrà contare con le condizioni legali e tecniche per lavorare nel paese". Inoltre, ha specificato che la consegna degli aiuti avverrà esclusivamente da parte del CRI, "senza alcuna interferenza esterna". "Il tema della distribuzione degli aiuti deve essere neutrale", in riferimento a quanto accaduto il 23 febbraio scorso in cui Guaido' USAeGetta hanno tentato di forzare l'ingresso di presunti "aiuti umanitari" al confine con la Colombia."Questo è un tema che è stato molto politicizzato ... l'aiuto che daremo risponde alle nostre regole, ai nostri protocolli".Naturalmente Guaido' ed Elliott Abrams hanno cavalcato la notizia per intestarsene la paternità e strumentalizzarla. Ieri intanto, come abbiamo già riportato, sono giunte a Caracas, da Pechino, 75 tonnellate di aiuti in medicine e dispositivi sanitari.
La conferenza stampa è disponibile sull'account tw della Cruz Roja Venezolana.

IL SIMULACRO DELLE MASSE GUAIDO' CONTESTATO A CARACAS


L'autoproclamato esecutivo ad interim inabilitato Guaidó cerca di entrare in un quartiere popolare di Caracas (El Valle) ma i cittadini impediscono l'accesso al "simulacro delle masse". Strano davvero. Secondo tutti i media mainstream godrebbe di un "sostegno" oceanico. E oggi scendono in piazza chavisti e antichavisti.

RUSSOFOBIA: CIA RECLUTA PERSONALE

Il giornalista della Reuters, David Brunnstrom, posta sul suo account tw il poster di ricerca del personale da parte della CIA nelle stazioni della metro di Foggy Bottom, sede del Dipartimento di Stato e della George Town University. Il giornalista Dan Cohen, di RT America commenta: "La CIA recluta apertamente persone di lingua russa presso la fermata della metropolitana della GWU, la fabbrica di fantasmi che ha prodotto il golpista Guaidó".

venerdì 29 marzo 2019

RUSSIA METTE IN GUARDIA CONTRO LE INTERFERENZE DEI PAESI IN VENEZUELA

 Il governo russo rimane vigile sulle politiche internazionali che potrebbero ostacolare la democrazia nella nazione sudamericana.
Il presidente russo, Vladimir Putin, ha espresso la sua preoccupazione per le azioni di interferenza internazionale nei confronti della sovranità del Venezuela, ha detto il portavoce del governo russo, Dmitri Peskov.
Putin ha reso pubblica la sua preoccupazione in un incontro con membri permanenti del Consiglio di sicurezza nazionale russo, con il quale ha mantenuto la sua posizione di allarme davanti alla situazione che si è qualificata come preoccupante.

"Estrema preoccupazione per il fatto che diversi paesi continuino a dichiarare apertamente la loro intenzione di interferire negli affari del Venezuela, che non lascia questa nazione sovrana a superare problemi politici interni", ha riferito Dmitri Peskov
Inoltre, il portavoce del Cremlino ha sottolineato che questo intervento straniero negli affari del Venezuela impedisce a questa nazione sudamericana di risolvere prontamente i propri compiti, dal momento che "decidere il futuro del loro paese compete esclusivamente ai venezuelani".

Venezuela e Russia mantengono una relazione ai più alti livelli di rispetto e di diplomazia in conformità con i trattati internazionali, in una cooperazione tecnico-militare lunga 18 anni.

(fonte: TeleSur)

IL VENEZUELA RISPONDE ALLE DICHIARAZIONI DELLA MOGHERINI

La Repubblica Bolivariana del Venezuela esprime il suo fermo rifiuto delle dichiarazioni rese ieri dall'alto rappresentante dell'Unione europea, Federica Mogherini, in relazione alle azioni svolte da parte del Controllore Generale della Repubblica nell'esercizio dei suoi poteri costituzionali, nel quadro degli impegni assunti dal governo venezuelano nella lotta contro la corruzione e la conformità con gli standard internazionali di prevenzione dei reati di riciclaggio e finanziamento del terrorismo.

La parzialità del rappresentante mette in discussione la sua affidabilità nella ricerca di un processo di dialogo pacifico in Venezuela, mostrando un'inclinazione propria di coloro che propiziano un conflitto e non quella della comprensione che deve prevalere tra gli attori politici venezuelani.

A questo proposito, il Governo bolivariano fa appello alle istituzioni dell'Unione europea ad adottare una posizione di equilibrio costruttivo contribuendo ad un ambiente favorevole per costruire un clima di fiducia tra le parti.

Il governo del presidente costituzionale della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolas Maduro Moros, rimarrà fermo nel suo impegno volto al dialogo politico come meccanismo per garantire la pace e la transizione verso lo sviluppo stabile del Venezuela, nel rispettare e far rispettare la Costituzione e le leggi della Repubblica.

USA, SANZIONI DI SECONDO LIVELLO AI PAESI CHE COMMERCIALIZZANO CON IL VENEZUELA

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta considerando di imporre sanzioni a compagnie di altri paesi che fanno affari con il Venezuela per tagliare le entrate del presidente Nicolás Maduro, ha detto a Reuters TV il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca John Bolton.
"Ci stiamo muovendo esattamente in quella direzione", ha detto Bolton alla domanda se Trump considerasse le cosiddette "sanzioni secondarie".
"Stiamo anche valutando una serie di misure aggiuntive" che potremmo prendere", ha detto Bolton nell'intervista.

Il petrolio fornisce al Venezuela il 90% del suo reddito da esportazione. Washington ha imposto sanzioni a gennaio sulla PDVSA di proprietà statale, impedendole di negoziare con società statunitensi a meno che il ricavato non vada in un fondo disponibile per Guaidó.
Maduro mantiene il controllo delle funzioni statali e la lealtà dei militari del paese, ma Bolton ha detto di non essere preoccupato che la spinta alla sua caduta stia perdendo forza.
"Posso dire che ci sono molte cose sotto la superficie. L'opposizione è in costante contatto con un gran numero di ammiragli e altri sostenitori all'interno del governo Maduro", ha detto Bolton. "È una lotta contro un governo autoritario e, ovviamente, ci vorrà del tempo".
Trump sta cercando opzioni, comprese sanzioni, per rispondere alla crescente presenza militare della Russia in Venezuela, ha detto Bolton.
"Non abbiamo paura di parlare della Dottrina Monroe in questo governo", ha detto Bolton, riferendosi alla politica del 1823 stabilita dall'allora presidente James Monroe, ampiamente considerato in America Latina come giustificazione per l'intervento armato degli Stati Uniti. nella regione. "E uno degli scopi della Dottrina Monroe era prevenire le interferenze straniere e persino la ricolonizzazione", ha detto Bolton.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto che probabilmente parlerà con il presidente russo Vladimir Putin e il presidente cinese Xi Jinping della crisi in Venezuela.

GIUNGONO A CARACAS MEDICINE E MATERIALE CHIRURGICO DALLA CINA PER IL POPOLO VENEZUELANO

Un aereo cinese con medicine e forniture mediche richieste dal governo del presidente Nicolas Maduro è atterrato a Caracas. Il Vice presidente dell'Economia, Tareck El Aissami, era presente all'arrivo e ha dichiarato che è una chiara espressione del sostegno al governo e alla rivoluzione bolivariana da parte della Cina.
Si tratta della prima spedizione di medicinali (74 tonnellate) e materiale chirurgico dalla Cina a beneficio dell'intero popolo venezuelano.

IL VENEZUELA E' UN NARCO-GOVERNO? "FALSO", COSI' IL DIRETTORE DELL'UFFICIO NAZIONALE ANTIDROGA

Il Generale di Divisione e
Direttore dell'ONA, Juan Grillo
"Parlare di" narco-governo "non è solo ipocrita, è completamente falso" (Juan Grillo, direttore dell'Ufficio nazionale antidroga del Venezuela)

[tutte le tabelle con i dati sono riportate in calce. Un'intervista in esclusiva di Romain Migus, Venezuela en Vivo]

L'accusa mediatica di collusione tra il governo venezuelano e il traffico di droga non è nuova. Il 19 gennaio 2008, il
Direttore USA del National Drug Control Policy, John Walters, ha accusato l'ex presidente venezuelano Hugo Chávez di essere "un facilitatore del traffico di droga". Anni dopo, questa matrice è stata ripresa dal sistema dei media mainstream per creare l'immagine del Venezuela come stato canaglia. Tuttavia, nel loro desiderio di propaganda anti-bolivariana, nessuno dei media si è preso la briga di ascoltare gli attori della lotta anti-droga in Venezuela.

Siamo andati a intervistare il Gen. Juan Grillo, Direttore del National Anti-Drug Office (ONA) del Venezuela. Il Gen. Grillo ci presenta in esclusiva la realtà della lotta quotidiana contro questo flagello. Ci offre un altro punto di vista, sempre ignorato dai media internazionali.
Romain Migus: Perché, l'8 agosto 2005, il governo bolivariano del Venezuela decide di rompere gli accordi con l'Agenzia della Drug Enforcement Administration (DEA)?

Juan Grillo: Quando è nata l'Agenzia Nazionale Antidroga (ONA), si manifestò il bisogno e poi maturò la decisione da parte del nostro attuale comandante in capo e del comandante supremo, Hugo Chavez, di annullare gli accordi con la DEA. Devi sapere che in questo stesso edificio c'era una sorta di ambasciata statunitense parallela. Nessuno aveva accesso. Usando il pretesto della "lotta contro il traffico internazionale di droga", stavano usando i dispositivi per intercettare telefonate, registrare e ascoltare quello che facevamo. Quello che avrebbero dovuto usare per la lotta contro la droga, lo usavano contro la politica interna del Venezuela. Quando il comandante Hugo Chávez decise di annullare gli accordi con la DEA, iniziammo a camminare con le nostre gambe nella politica antidroga. Fino a quel momento, come in tutta l'America Latina, abbiamo risposto agli interessi strategici dei paesi egemoni, Stati Uniti ed Europa. Il nostro unico ruolo era solo quello di convertirci in una barriera per impedire alla droga di raggiungere quelle destinazioni. Non era contemplata la salvaguardia della sovranità di un confine lungo 2.200 km che condividiamo con il più grande produttore di cocaina al mondo, cioè la Colombia. Uno dei nostri obiettivi, a partire da quella data, fu quello di impedire che la droga dalla Colombia entrasse nel nostro territorio, e soprattutto che rimanesse qui. Non produciamo droghe. Siamo riconosciuti dall'ONU come un paese libero dalla produzione di piantagioni e coltivazioni di droga.
Con la DEA, abbiamo avuto un sequestro medio di 34 tonnellate all'anno. Senza la DEA, in 13 anni, manteniamo un sequestro medio di 51 tonnellate all'anno. Dal 2005, abbiamo sequestrato 639 tonnellate di droghe. Lungi dall'essere stati danneggiati dalla sospensione di questi accordi con la DEA, siamo molto più efficaci ed efficienti non solo dal punto di vista della cooperazione internazionale nella lotta contro la droga, ma stiamo rispondendo ai nostri stessi interessi prevenendo il traffico di droga e il consumo in Venezuela. Dalle cifre, è evidente che gli Stati Uniti hanno usato il pretesto della lotta antidroga per spiare la nostra politica interna, come aveva denunciato allora il Comandante Chávez. Hanno anche usato il nostro territorio per il traffico di stupefacenti, perché senza di loro abbiamo raddoppiato i sequestri.

RM: Qual è la strategia di ONA in termini di prevenzione?

JG: Il problema mondiale della droga è nella produzione, nel commercio illecito ma anche nel consumo. Gli Stati Uniti non guardano quest'ultimo punto. Sono il paese che consuma di più. Lottiamo contro il traffico internazionale di droga, con la cooperazione internazionale. Ma anche il nostro piano nazionale antidroga, lanciato dal nostro comandante in capo e presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, fa parte della programma Gran Mision Cuadrantes de Paz
.Si tratta di aree di dimensione tra i 2,5 e i 5 km2 all'interno delle comunità dove svolgiamo la nostra politica pubblica di prevenzione e costruzione della pace, dove manteniamo una presenza di polizia e attività di prevenzione con altre istituzioni che operano nell'ambito sportivo, culturale, scolastico, sanitario. Con questo piano, impediamo ai nostri giovani di cadere nel mondo nefasto del consumo di droga. Attraverso il nostro osservatorio sulle droghe, diamo la priorità anche ad alcuni quadranti più inclini al micro-traffico. Con questo strumento, possiamo avere una conoscenza geografica di dove si trovano i nodi più problematici.

RM: Come agite nella repressione del crimine?

JG: Non usiamo la parola repressione, preferiamo parlare del nostro lavoro reattivo. Abbiamo fatto 119,605 arresti per reati di droga dal 2006. Ma abbiamo dato molti colpi duri al traffico internazionale di stupefacenti, che si propone di utilizzare la nostra terra, il nostro mare, il nostro spazio aereo come luogo per la comunicazione tra il principale produttore di cocaina nel mondo, la Colombia, e i principali consumatori, gli Stati Uniti e l'Europa. Avendo 2.200km di confine con la Colombia, dove il governo di questo paese non esercita nemmeno la sua sovranità sul suo territorio, dobbiamo implementare molti controlli. Oltre ai controlli a terra, abbiamo il controllo del nostro spazio aereo grazie alla collaborazione del sistema di difesa antiaerea delle forze armate venezuelane e il sostegno dell'Istituto nazionale dell'aviazione civile. Siamo lontani dagli anni '80, anni in cui la Colombia di Álvaro Uribe ha concesso i permessi di volo, con il beneplacito della Direzione dell'Aviazione Civile, al cartello di Pablo Escobar. Stiamo distruggendo tutte le piste clandestine. Il nostro vasto territorio, in particolare sulla pianura, si presta alla costruzione di queste piste clandestine, ma le stiamo disattivando e distruggendole. Inoltre, abbiamo recuperato 47 piccoli aerei utilizzati per il traffico di droga e ne abbiamo disabilitati più di 139. Così come abbiamo distrutto 317 laboratori di produzione di droghe.

RM: Che tipo di accordi internazionali ha firmato il Venezuela nella lotta contro la droga e con chi?
JG: Abbiamo firmato 53 accordi con 39 paesi, oltre agli accordi con le Nazioni Unite e l'Unione Europea nell'ambito del forum Celac-EU. Manteniamo un normale flusso di lavoro con i nostri colleghi internazionali. Questa cooperazione internazionale si riflette nei nostri risultati. Abbiamo catturato 152 signori della droga che erano ricercati a livello internazionale. Di questi, 79 sono stati estradati e 40 sono in corso di estradizione. Questi 119 narcotrafficanti hanno cercato di nascondersi  in Venezuela sotto false identità. Non hanno commesso crimini nel nostro paese. Noi, in cooperazione con le diverse polizie dell'America Latina o di livello internazionale, li arrestiamo e li deportiamo, principalmente in Europa, negli Stati Uniti e in Colombia. Queste cifre non hanno nulla a che vedere con le migliaia di arresti che facciamo ogni anno.
In questo caso parliamo di signori della droga, identificati grazie al lavoro congiunto che abbiamo con le polizie europee, del Sud America, dell'America centrale. In realtà, l'unica polizia con cui abbiamo rotto tutti i tipi di comunicazione è la DEA, e con coloro che cercano di imporre la loro politica nel nostro paese. Inoltre, inviamo i nostri risultati e cifre ai nostri agenti di polizia nelle nostre ambasciate per informare i loro omologhi nel paese in cui si trovano. Allo stesso modo, informiamo permanentemente i funzionari di polizia nelle ambasciate presenti nel nostro paese. Il lavoro dell'ONA è noto ai loro governi, ma non ne parlano mai.

RM: Come spiega questa matrice dei media sull'esistenza di un "narco-governo" in Venezuela?
JG: La creazione dell'Ufficio nazionale antidroga in Venezuela risponde ai nostri interessi strategici. In molti paesi, la questione della droga è solo una questione di polizia. Noi elaboriamo una politica e una strategia integrale nella lotta contro la droga, in coordinamento con altre entità. Tutto ciò che ha a che fare con la lotta anti-droga è supervisionato dall'ONA. Abbiamo realizzato l'installazione di circuiti giudiziari speciali sulla questione antidroga. Ci sono pubblici ministeri nazionali esclusivamente dedicati al problema della droga.
Con i nostri accordi internazionali, teniamo aggiornati tutti su questo problema e coordiniamo le nostre politiche antidroga. È una grande bugia dire che il Venezuela è isolato in questa lotta. Parlare di "narco-governo" non è solo ipocrita, è completamente falso. Il rapporto delle Nazioni Unite sulle droghe indica che la produzione di droga è aumentata in Colombia, o che le superdosi stanno aumentando negli Stati Uniti. Quando si riferiscono al Venezuela, non possono menzionare queste cifre negative.
Questa matrice risponde esclusivamente ad una guerra non convenzionale e multiforme contro il Venezuela. Sono false notizie il cui obiettivo è quello di montare un file negativo per costruire l'immagine mediatica di uno stato fallito o fuorilegge in Venezuela. L'obiettivo è essere in grado di ri-influenzare le nostre politiche sovrane o, peggio ancora, giustificare un'invasione. Gli Stati Uniti stanno lavorando alla costruzione di questo file da quando la Rivoluzione Bolivariana ha deciso che il nostro paese è sovrano e indipendente, e non deve seguire le politiche ordinate dall'impero.

RM: quante interviste con i media internazionali hai avuto da quando hai assunto la direzione dell'ONA?
JG: Attraverso il nostro database della stampa, organizziamo molte conferenze per informare i media internazionali sui nostri risultati. I giornalisti internazionali partecipano, ma ma le nostre informazioni non hanno grande visibilità.

RM: E quanti media internazionali hanno chiesto un'intervista come quella che stiamo facendo per pubblicizzare la strategia integrale dell'ONA?
JG: Telesur, RT ... e tu.










QUANTE E QUALI LEGGI HA VIOLATO GUAIDO'?

Sono passati più di  60 giorni da quando Juan Guaidó si è proclamato presidente ad interim del Venezuela in una piazza pubblica nella città di Caracas. In questo lasso di tempo, il Venezuela ha affrontato un tentativo di violazione dei suoi confini, il furto di oltre $35MLD del suo patrimonio e di beni all'estero, sabotaggi elettrici, azioni terroristiche, solo per citare alcuni esempi di ciò che il governo di Maduro ha definito una "guerra multidimensionale" contro la nazione bolivariana.

Due fatti attirano però l'attenzione:

1) Alcuni media internazionali come la CNN, il New York Times, l'AFP e la Reuters, hanno cambiato 'rotta', smantellando la narrazione anti Maduro dei media come, ad esempio, l'incendio dei c.d. "aiuti umanitari" al confine colombo-venezuelano. Inoltre, si è palesato il declino della figura mediatica di Guaidó presso i media mainstream: da "presidente ad interim", a "presidente in carica", poi "leader dell'opposizione" e infine semplicemente "ingegnere venezuelano".

2) La violazione delle leggi da parte di Juan Guaidó.

L'Avvocato costituzionalista Maria Alejandra Diaz, Presidente della Commissione sui Diritti Umani e le Garanzie Costituzionali dell'Assemblea Nazionale Costituente, ha rilasciato un'intervista a Sputnik, al fine di effettuare una valutazione giuridica e politica sul secondo punto.

D) Quando Juan Guaidó ha iniziato a violare la Costituzione?R) Dal 2015. L'Assemblea Nazionale vince legittimamente le elezioni e l'opposizione diventa maggioranza nell'AN, ma inizia una sorta di distacco dall'ordine costituzionale venezuelano quando sono state approvate delle leggi anti costituzionali. E' stato il primo conflitto con la Camera Costituzionale della Corte Suprema di Giustizia, che deve proteggere la Costituzione e ne è l'ultimo interprete costituzionale. Di fronte a tale conflitto, il Tribunale ha mediato e annullato circa 13 leggi. Dopo di che l'Assemblea Nazionale ha compiuto un'altra violazione, annettendo tre deputati i cui atti di proclamazione erano stati annullati e quindi non potevano essere incorporati in plenaria. Si trattava di tre deputati indigeni che sono stati eletti con vizi sostanziali, motivo per cui erano stati posti al di fuori dell'ordine costituzionale, nonostante fossero giunti legittimamente, nell'ambito del CNE, ai poteri costituiti e al sistema elettorale e democratico venezuelano stesso.
Quindi Guaidó, dal momento che ha scelto di annettere questi 3 deputati [5 gennaio 2019], ha violato una decisione della Magistratura, in questo caso, la Camera della Corte Suprema,
perché gli  atti di proclamazione erano stati annullati per vizi sostianziali.
Il principio della separazione dei poteri è chiaro nella Costituzione Venezuelana e ogni ramo del potere pubblico ha una funzione precisa. Guaidò si è assunto il potere Legislativo, l'Esecutivo e anche quello interpretativo della Costituzione, come un tiranno.

D) Quante leggi ha violato Juan Guaidó?
R) Dal momento in cui ha chiesto un intervento straniero, ha violato quello che viene chiamato "il cuore della Costituzione", cioè gli articoli dall' 1 al 7. Affermare che abbia violato uno o due articoli sarebbe una verità dai piedi di argilla, ma dall'articolo 233, all'336, dall'1 al 7, cioè, gli articoli su cui si fondano gli scopi della Costituzione, quelli dello Stato, il modello dello Stato, i principi fondamentali della Costituzione. Tutti sono stati violati dal comportamento di quest'uomo e dagli accoliti che lo accompagnano.

Ma ha anche violato altri tipi di leggi di altro rango, come il Codice Penale. Lì abbiamo il problema del tradimento, di usurpazione delle funzioni di presidente attraverso la nomina di presunti ambasciatori che operano in alcuni tribunali internazionali.

Quando Guaidò con l'intero organo collegiale dell'Assemblea Nazionale hanno pubblicato lo Statuto per la Transizione, hanno assolutamente violato l'intera Costituzione perché questo statuto abroga la Costituzione stessa.  Pertanto non è solo Guaidó, ma l'Assemblea Nazionale ad aver perpetrato un colpo di Stato contro la Costituzione, pubblicando lo statuto transitorio. Un regime che non esiste nella nostra Costituzione. Hanno violato l'interpretazione e l'oggetto dell'organismo di regolamentazione stabiliti dalla Costituzione, trascurando la portata delle sentenze, che sono criteri giuridici nell'ordinamento costituzionale venezuelano e sono una fonte di diritto. L'elenco delle violazioni è lunghissimo. Siamo in presenza di un comportamento che ha sistematicamente violato non solo il codice penale, ma l'intero ordine costituzionale.

D) Juan Guaidó ha esercitato azioni per congelare i beni del paese e bloccare i conti della nazione. In termini legali, qual è la tua opinione su questo?
R) Juan Guaidó non è altro che il burattino di un piano più grande per acquisire le ricchezze del Venezuela. Quando analizzi la mappa delle possibilità economiche, in particolare le risorse naturali del mondo, ti rendi conto che tra 20 anni i due paesi che avranno risorse petrolifere per 100 anni sono Iran e Venezuela. Gli Stati Uniti in otto anni non avranno petrolio, nemmeno scisto. La Colombia l'anno prossimo sarà nei guai seri, perché hanno gassificato il paese, ma non hanno petrolio con cui rifornirlo. È un conflitto di natura globale e geopolitica. Il Venezuela è il proprietario di questi beni, perché è questo che dice la Costituzione venezuelana e dove risiede l'origine del conflitto. Parliamo delle maggiori riserve al mondo di petrolio, oro, gas, diamanti e torio. [...] Vogliono far saltare il Diritto Internazionale in modo che ciò che rimane sia solo la legge del più forte.

D) Perché una persona che ha violato tutti questi articoli di legge della Costituzione, come Guaidó, rimane libera?
R) Juan Guaidó non gioca da solo, dietro di lui c'è un potere mondiale genocida. Il Venezuela è al centro della discussione geopolitica del mondo. Un errore che non dobbiamo fare è offrire una scusa affinché quel potere dia libero sfogo alle sue mire imperialiste. Il non riconoscimento di un Governo, il suo svuotare le ambasciate, è un conflitto più che legale di natura politica. Questa è la spiegazione del perché probabilmente il presidente Maduro, che ha più informazioni di noi, non avrà preso la decisione di arrestarlo. Juan Guaidó si sta dissolvendo. Dice di essere presidente, ma non può eseguire una singola azione come presidente. Dove ha la forza? Nel sistema finanziario che è il suo vero alleato, grazie a sanzioni e appropriazione indebita di beni della Repubblica.

D) Il giornalista Dan Cohen (RT America) ha equiparato la figura di Guaidó con quella dell'esca sulla canna da pesca. Ha detto che gli Stati Uniti lo usano come esca per promuovere un "casus belli". Come dovrebbe essere affrontato questo problema di violazione delle leggi e della Costituzione venezuelana in modo da non cadere nella trappola di Washington, ma allo stesso tempo non erodere lo stato di diritto?R) Eccoci nella cornice di un conflitto c.d. ai margini. Perché di fronte alla massiccia violazione della Costituzione da parte di Juan Guaidó, c'è un valore più grande che deve essere preservato che è la pace. Nel bel mezzo di questo conflitto di bassa, media ma anche di lunga intensità, che mi ricorda molto la Plaza Altamira, dove i generali si sono ribellati a Chávez, c'è l'OAS (L'organizzazione degli Stati Americani). Nessuno aveva capito cosa stava succedendo, solo Chavez e finalmente, quando le condizioni erano giuste, ha agito. E abbiamo vinto ed è per questo che siamo qui. Può essere un'analoga valutazione venga fatta dal Governo di Maduro. Il pericolo di Guaidó non è Guaidó, ma quelli che lo sostengono cioè i cannoni e le bombe degli Stati Uniti d'America, non dimentichiamolo.

 (sintesi tratta dall'intervista di José Negrón Valera - Sputnik)

DEBITI DEL VENEZUELA: MOSCA SMENTISCE CIFRE

Mosca smentisce le cifre sul debito contratto dal Venezuela con la Federazione russa, assicurando che le ricostruzioni della stampa sono “esagerate”.
L’importo di 17 miliardi di dollari che la Russia avrebbe investito e prestato al Venezuela è esagerato. A dichiararlo il vicepresidente della Duma, Michail Emeljanov. Secondo il vicepresidente della camera bassa russa con delega alle riforme e alla legislazione, infatti, la parte non pagata del prestito ammonta a $4MLD.

“La somma che viene citata è di 17 miliardi di dollari… Ma questa è una cifra artificiale: questo è l’importo totale, sia degli investimenti accumulati della Federazione russa in Venezuela che i prestiti emessi a favore del paese latinoamericano. Alcuni di questi prestiti sono già stati restituiti da molto tempo, compresi quelli militari. Quanto agli investimenti fatti nell’industria petrolifera sono molto difficili da confiscare anche in caso di cambio di governo a Caracas, sono stati fatti tutti in accordo con i principi del diritto internazionale” – ha spiegato Emeljanov ai giornalisti.
Secondo il deputato, gli investimenti russi nell’industria petrolifera venezuelana sono sicuri. “Se arriva un nuovo governo, non è affatto certo che porteranno via tutto così facilmente con un tratto di penna” – ha osservato Emeljanov, ribadendo che la posizione degli investimenti russi in ambito energetico e petrolifero è protetta dalla legislazione internazionale.
Emeljanov ha ricordato inoltre che i leader dell’opposizione hanno già dichiarato in diverse occasioni che la cooperazione militare con la Federazione russa e la Repubblica Popolare Cinese sarà interrotta qualora Guaidó sostituisse Maduro alla guida del Venezuela, ma che la cooperazione economica continuerà e tutti i trattati rimarranno in vigore. Mosca e Pechino, oltre ad essere i principali alleati internazionali di Nicolás Maduro, sono anche i principali creditori del governo di Caracas. In diverse occasioni il leader dell’opposizione Juan Guaidó per convincere Russia e Cina ad abbandonare Maduro ha ripetuto che un cambio di governo a Caracas è anche nell’interesse di Mosca e Pechino, poiché avrebbero di fronte un governo solvente e non il chavismo che, a suo dire, è responsabile della bancarotta dello stato venezuelano. Mosca ha sempre ribadito che la presidenza di Guaidó “non esiste”.
“Se parliamo della parte non pagata del prestito, stimiamo che siano 4 miliardi” – ha concluso Emeljanov per rassicurare sulla tenuta dell’esposizione di Mosca nei confronti di Caracas.
Secondo Emeljanov, inoltre, la crisi in Venezuela è dovuta al crollo del prezzo del petrolio, che ha ridotto notevolmente gli introiti dello stato. Di questo calo dei prezzi “hanno approfittato gli Stati Uniti per destabilizzare la Repubblica Bolivariana”.

(fonte: LINK)

giovedì 28 marzo 2019

GUAIDO' FA LA FINE DI AL CAPONE, BECCATO PER REATI FISCALI.

Elvis Amoroso, controllore generale del Venezuela (con funzioni equivalenti a quelle della Corte dei Conti) ha annunciato oggi l'ineleggibilità di Guaidò a ogni carica pubblica per 15 anni. Inoltre, dovrà rispondere di "occultamento di informazioni patrimoniali".
L' "interdetto" autoproclamatosi fa autogol: "Sono sconvolti dal fatto che stiamo recuperando i soldi che hanno rubato".

Questa misura è supportata dall'articolo 105 dell'Ufficio dei revisori dei conti, che autorizza l'imposizione di sanzioni di inabilitazione ai funzionari pubblici. Amoroso basa la sua richiesta sul fatto che il deputato Guaidó ha effettuato 91 viaggi all'estero, cosa che non può giustificare con il suo stipendio di pubblico ufficiale. "Ha effettuato 91 viaggi all'estero senza un'autorizzazione per un importo di 570 milioni di bolivar che non può essere giustificato con il suo stipendio di dipendente pubblico", ha detto il controllore generale del Venezuela in una conferenza stampa.
Ha anche indicato che il parlamentare "ha usurpato le funzioni pubbliche e ha commesso azioni con governi stranieri che danneggiano il popolo del Venezuela e le sue risorse pubbliche". Con queste azioni ha creato un grave danno alla pace sociale del paese e alla stabilità democratica.
Secondo la costituzione bolivariana, i funzionari pubblici non possono ricevere aiuto da governi stranieri. "L'11 febbraio la Contraloría (la ns Corte dei Conti) ha ordinato l'inizio della indagini su Juan Guaidó deputato in disprezzo per aver taciuto informazioni e ricevuto fondi non dichiarati provenienti dall'estero." Nei controlli si sono rilevate "incongruenze" e "spese eccessive non compatibili con il suo stile di vita, ha soggiornato in alberghi di lusso all'interno e all'esterno del paese".
Amoroso ha puntualizzato che queste sanzioni non hanno nulla a che fare con la situazione attuale nel paese e ha invitato le organizzazioni internazionali a "non solidarizzare automaticamente" con il leader del partito VP, ma che prima chiedano alla Contraloria il motivo per cui Guaidò è stato inabilitato. Tutti i deputati del Venezuela devono dichiarare il loro patrimonio, queste sanzioni non hanno nulla a che vedere con la situazione politica, ma con le violazioni della Costituzione della Repubblica e regolamenti interni della stessa Assemblea Nazionale", di cui Guaidò fa parte.
Per questo motivo, Amoroso ha esortato la Procura della Repubblica a prendere le azioni del caso e ha ordinato alla Dirección de Declaración Jurada de Patrimonio di attuare tutte le procedure di sanzionamento previste dalla legislazione vigente.

(fonte: link)

VENEZUELA: QUANTO SONO COSTATE LE SANZIONI E IL CYBER ATTACK

VENEZUELA
Sanzioni USA= $114,3MLN=26 anni di cibo e medicine (*1)
Il ‘Cyber Attack’ al sistema elettrico nazionale del 7/3 ha causato una perdita $875MLN= 1% del PIL (*2)
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(*1) Fonte ONU: link
(*2) Fonte link

VENEZUELA: CAMBIO DELLA RETORICA USA CHE PASSA DALLA "CRISI UMANITARIA" A "#HASTATOPUTIN"

Che l'autoproclamazione di Guaidò guidata dagli USA e dai suoi alleati stia fallendo miseramente comincia ad essere evidente al mondo e anche all'opposizione venezuelana. Il tentativo di colpo di stato USA non ha ottenuto il risultato di sfaldare le Forze Armate Nazionali Bolivariane, una condizione necessaria per il suo successo. Nessun controllo dell'amministrazione pubblica da parte di Guaidò e scricchiola anche l'opposizione da tempo. L'ultimo scricchiolio in ordine di tempo arriva da Carlos Blanco, consigliere del partito di estrema destra Vente Venezuela, su TN il 27 marzo: "L'errore strategico è stato quello di offrire ciò che non si poteva. Possiamo raccontarci tutte le storie dell'universo, ma l'idea era che il 23 febbraio o intorno a quella data ci sarebbe stato l'ingresso degli aiuti umanitari, il crollo dell'Alto Comando Militare e l'uscita di Maduro. Questa era l'offerta ed è fallita." E invece Guaidò ieri annuncia per il 6 aprile il "Simulacro dell'Operazione Libertà" per rispondere al malcontento e alle accuse dei suoi, ma ha ottenuto solo lo scherno, a tratti esilarante, della rete (30mila citazioni in 3 ore) e il rifiuto del Segretario Generale di Azione Democratica, Henry Ramos Allup, di farsi fotografare durante l'ennesima dichiarazione pubblica con l'autoproclamato, che continua solo nel tentativo goffo di alimentare le aspettative davanti all'ondata di delusione dei suoi.  Si tratta del 4° D-Day dopo quello del 23 gennaio, 12 febbraio, 23 febbraio, con l'obiettivo di aumentare l'escalation di minacce e creare caos generalizzato e violenza nelle strade sotto il mantra logoro delle "proteste dei cittadini".

L'opposizione antichavista in Venezuela ha solo confezionato fallimenti nel corso degli ultimi anni (dalle rivoluzioni colorate sia del 2014 sia del 2017) e si è ridotta ad un fenomeno social su twitter, utilizzato anche dai settori dell'estrema destra venezuela - minoritaria secondo i sondaggi, ma ben connessa con gli USA (si pensi ad esempio alle relazione tra
María Corina Machado, leader di "Vente Venezuela", e il senatore USA Marco Rubio) - per pressare Guaidó.  Sono loro a chiedere sulle reti l'intervento militare straniero, preferibilmente statunitense, con tanto di time bombing.

Il fallimento dell'operazione "aiuti umanitari" del 23 febbraio ha costretto Washington a ricalibrare i piani di aggressione contro il Venezuela. Il passo successivo è stato il 'Cyber Attack' contro la centrale idroelettrica di Guri (come sostiene non solo il governo di Maduro, ma anche Forbes), nello stato di Bolivar, nella notte del 7 marzo. Il blackout generale che ha lasciato il Venezuela senza elettricità per diversi giorni, estendendo i suoi effetti dannosi all'approvvigionamento idrico e alla produzione di petrolio, ha rianimato per qualche ora la figura dell'autoproclamato Guaidó.
Parallelamente, un piano di guerra irregolare a bassa intensità si stava facendo strada silenziosamente. Il capo dell'ufficio di Juan Guaidó e militante del suo partito (VP), Roberto Marrero, è stato arrestato dalle autorità venezuelane con l'accusa di essere a capo di un piano per far entrare delle cellule mercenari reclutate in America centrale con l'obiettivo di commettere atti di sabotaggio ai servizi pubblici e assassini mirati contro i leader chavisti (LINK). Queste operazioni hanno costi molto alti e  abbiamo raccontato i giorni scorsi il disegno criminale internazionale per accedere a fondi cospicui di finanziamento grazie a parentele influenti nei posti che contano (LINK), secondo il modello Elliot Abrams ampiamente collaudato in Iran-Contras.
La cellula terroristica sarebbe dovuta intervenire in occasione del nuovo sabotaggio elettrico occorso lo scorso 25 marzo.


L'idea di un intervento militare diretto, unilaterale o consensuale, in stile "coalizione dei volenterosi", continua ad essere messa in discussione dalla maggior parte della comunità internazionale, anche quello che supporta politicamente la figura di Guaidó. Ma più i giorni passano e più gli USA hanno come unica opzione quella della forza militare per tentare di ottenere l'uscita forzata di Maduro.

L'unico evento geopolitico degli ultimi giorni è stato l'arrivo, nel quadro degli accordi di cooperazione in ambito militare, di 99 soldati russi e 35 tonnellate di attrezzature, con due velivoli all'aeroporto di Maiquetia di Caracas (
l'Antonov An-124 e un aereo passeggeri Ilyushin Il-62 , entrambi dell'Aeronautica Militare, sotto il comando del Generale russo, Vasily Tonkoshkurov) a poche ore dall'annuncio del procuratore speciale Robert Mueller che ha sentenziato che la Russia non è intervenuta a modificare i risultati delle elezioni presidenziali del 2016 a favore di Trump.
Subito Mike Pompeo, John Bolton, Marco Rubio e Mike Pence hanno cominciato a twittare che l'arrivo dei russi in Venezuela non sarebbe rimasto impunito. E' ricominciata la guerra fredda e l'applicazione della dottrina Monroe. A stretto giro della telefonata tra il capo della diplomazia statunitense, Mike Pompeo, e il Ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, un grande incendio ha danneggiato i trasformatori della centrale idroelettrica di Guri e c'è stato un nuovo blackout generale in Venezuela.
Nel frattempo, il portavoce del Ministero degli Affari Esteri della Russia, Maria Zajárova, ha detto che la presenza di militari russi in Venezuela è nel pieno rispetto della costituzione venezuelana, essenso un accordo di
cooperazione militare firmato nel 2001. A sua volta, il capo della commissione affari esteri della camera alta del parlamento russo, Konstantin Kosachev, ha chiesto che i militari USA lascino diverse regioni del mondo in cui hanno un'ampia presenza militare. Poco dopo, il presidente Donald Trump si è fatto fotografare con Fabiana Rosales, moglie di Guaidó, presso l'Ufficio Ovale chiedendo alla Russia di abbandonare il Venezuela. Anche il gruppo di Lima, e gli stessi paesi del OAS, hanno fatto eco a Trump, in aperta violazione della "sovranità nazionale". Gli USA insistono sul fatto che "tutte le opzioni sono sul tavolo", ma l'arrivo dei russi è un deterrente all'intervento militare per chi, come gli Stati Uniti, vorrebbe essere l'unico attore geopolitico che può avere una presenza in America Latina e dove per altro possiede dieci basi militari che hanno portato ben poca sicurezza e prosperità nella loro lunga storia nel continente latino.
I neoconservatori al comando della Casa Bianca approfittano dunque della situazione per accrescere la loro retorica guerrafondaia e per ricomporre la narrativa anti-russa indebolita dalla conclusione del rapporto Mueller. La paventata minaccia di cui parlano è un rapporto consolidato di oltre 10 anni sul piano della cooperazione militare, finanziaria ed energetica tra Russia e Venezuela, che hanno portato nella Repubblica bolivariana un sistema difensivo, composto da cannoni antiaerei ZU-23, sistemi missilistici Buk-2M, Pechora-2M e S-300, volti ad ostacolare i tentativi di aggressione militare.

Dietro al discorso ideologico della dottrina Monroe esistono meramente scopi ampiamente conosciuti: il cambio di governo che consentirebbe agli USA di appropriarsi delle immense risorse energetiche del Venezuela, ottenendo così di fermare il loro declino su scala globale. Dunque,
rimuovere la Russia, partner petrolifero e militare del Venezuela, è una conditio sine qua non, anche per compensare la sconfitta in Siria. Per gli USA significherebbe una vendetta contro i russi e il ripristino dell'egemonia.

Il fallimento, il 23 febbraio, del metodo dei c.d. "aiuti umanitari" ha perso di credibilità, soprattutto da quando anche il New York Times, ha rivelato che non fossero i chavisti ad averli bruciati, bensì l'opposizione. Miseramente fallito anche il mega concerto LiveAid e appare abbastanza ridicola la voce che gira di una sua riproposizione.

Anche il piano B di attaccare la rete elettrica nazionale per far posto a una guerra a bassa intensità irregolare e portare il paese in uno stato di shock e di anarchia, non ha ottenuto il suo obiettivo.
La diplomazia venezuelana è stata intelligente nel denunciare tempestivamente i piani di intervento paramilitari agli organismi internazionali. Ora, anche la CNN e Bloomberg hanno scoperto come gli Stati Uniti erano a conoscenza dello sventato assasinio di Maduro lo scorso 4 agosto 2018. Washington tenta di togliersi di dosso l'etichetta di paese ad orientamento mercenario. I costi politici cominciano a farsi sentire e molti alleati USA non vogliono compromettersi più del dovuto continuando a sostenere un "governo" che non governa, come ad esempio Germania e Spagna (LINK).

Dunque siamo passati dalla retorica della "crisi umanitaria" a quella di "far uscire i russi dal Venezuela", perché si sa ... #HaStatoPutin

(liberamente tratto da: LINK)

LE FALSE FOTOGRAFIE DELL'EMERGENZA UMANITARIA E SANITARIA NEGLI OSPEDALI VENEZUELANI






Queste FOTO, condivise almeno 392.000 volte su Facebook dal 10 febbraio 2019 sono state usate dai media per mostrare la crisi umanitaria in Venezuela degli ultimi mesi. Ebbene nessuna di queste foto è recente e non tutte sono state scattate in Venezuela.
L'AFP ha scoperto la provenienza di ciascuna fotografia.

RUSSIA AGLI USA: RIMUOVETE LE TRUPPE IN SIRIA PRIMA DI CHIEDERE IL NOSTRO RITIRO DAL VENEZUELA

Il Ministro degli Esteri russo Lavrov ha invitato il presidente Donald Trump "a rimuovere le truppe USA dalla Siria prima di chiedere alla Russia di ritirarsi dal Venezuela".
Risponde anche il Ministro degli Esteri venezuelano, J. Arreaza: "Ogni giorno il presidente Nicolas Maduro e il popolo del Venezuela ricordano agli Stati Uniti #HandsoffVenezuela".
La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zajárova, ha chiesto la fine delle azioni provocatorie dell'autoproclamato Guaidó e ha aggiunto che è in arrivo a Caracas una nuova fornitura di aiuti umanitari su richiesta del Governo legittimo del Venezuela e che gli Stati Uniti stanno deliberatamente destabilizzando la situazione in Venezuela.
Il Presidente Maduro convoca per sabato 30 Marzo una mobilitazione in tutto il paese, in quella che sarà la grande Operazione in difesa della libertà "Vincere la battaglia per la pace".

mercoledì 27 marzo 2019

IL GOVERNO TEDESCO NON RICONOSCE L'INVIATO DI GUAIDO' COME AMBASCIATORE DEL VENEZUELA

++IL GOVERNO TEDESCO NON RICONOSCE L'INVIATO DI GUAIDO' COME AMBASCIATORE DEL VENEZUELA PERCHE' GUAIDO' NON HA INDETTO LE ELEZIONI ENTRO I 30 GIORNI. COMINCIA A SGRETOLARSI L'APPOGGIO UE A GUAIDO'.++
Lo riferisce il giornale tedesco "Neue Osnabrücker Zeitung" oggi, citando una risposta del Ministero degli Esteri tedesco (Auswärtiges Amt) a una richiesta di un partito La Sinistra.
Il 13 marzo 2019, il governo federale ha ricevuto per la prima volta Otto Gebauer, inviato di Guaidó, come "rappresentante personale del presidente ad interim", con il quale si sarebbero tenuti colloqui politici. "Non sono previsti ulteriori provvedimenti", ha affermato il ministero. L'esecutivo tedesco sostiene che, a suo avviso, "le condizioni politiche" per riconoscere l'inviato di Guaidó "non sono soddisfatte", perché è scaduto il periodo massimo di 30 giorni in cui Guaidó avrebbe dovuto indire le elezioni in seguito alle leggi venezuelane.
Secondo il giornale, in particolare la Spagna, tra gli stati dell'Unione europea, ha chiesto che i rappresentanti di Guaidó nell'UE non ricevano lo status o i privilegi diplomatici. Il riconoscimento di Guaidó è di natura politica e non è legato a nessun tipo di conseguenza legale, continua , e il fatto che Nicolás Maduro abbia un vero potere nel paese è evidente.
Nel contesto della lotta per il potere in Venezuela, il governo federale ha riconosciuto il leader dell'opposizione, Juan Guaidó, all'inizio di febbraio 2019, come presidente ad interim auto-proclamato.
Heike Hänsel, deputato del partito La Sinistra, ha accusato il governo tedesco di "aver manovrato fin dall'inizio ai margini del diritto internazionale". Ciò ha portato, secondo il deputato, evidentemente a "fare marcia indietro e negare l'accreditamento al cosiddetto Ambasciatore di Guaidó, Otto Gebauer, che ha avuto un ruolo di leadership nel tentativo di colpo di stato nel 2002".

(fonte: DW)

martedì 26 marzo 2019

IL VENEZUELA CONDANNA LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI DA PARTE DELLA COLOMBIA NEI CONFRONTI DI 3 FUNZIONARI DEL MINISTERO DEGLI ESTERI

La Repubblica Bolivariana del Venezuela condanna fermamente la violazione dei diritti umani a tre funzionari del Ministero degli Esteri del Venezuela, che il 24 marzo, 2019, sono stati arbitrariamente arrestati dalle autorità di immigrazione dall'aeroporto internazionale di El Dorado in Bogotá, Colombia.
Inoltre sono stati confiscati i fondi del Consolato, i passaporti che appartengono allo Stato Venezuelano e persino i telefoni cellulari personali dei suddetti dipendenti pubblici.
Da più di un anno, il governo della Colombia ha bloccato i conti della Ambasciata del Venezuela a Bogotà e dei consolati del Venezuela in quel paese, con il preciso scopo di ostacolarne il normale funzionamento, in aperta violazione della Convenzione Vienna sulle relazioni diplomatiche. Questo ha causato l'impossibilità di garantire il normale funzionamento delle sedi diplomatiche e ha determinato un graduale accumulo di oneri, come stipendi, affitto, bollette e molto altro, come denunciato anche in una lettera del 10 agosto 2018.
Dopo la rottura delle relazioni diplomatiche, un comitato di funzionari del ministero degli Esteri del Venezuela si è recato in Colombia per far fronte agli impegni finanziari esistenti, visitando la sede del Consolato del Venezuela a Cartagena e l'Ambasciata a Bogotà.
Quando i membri della commissione stavano per lasciare il territorio colombiano, dopo aver assolto con successo la missione, c'è stata una detenzione illegale di funzionari e la confisca delle beni sensibili, che si aggiunge ai recenti tentativi di occupazione forzata della sede dell'Ambasciata venezuelana a Bogotà con il consenso irresponsabile del governo colombiano.
Di conseguenza, il governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela invia protesta formale e chiede alla Colombia il rientro immediato e incondizionato dei beni confiscati e si riserva di applicare tutte le misure previste dai rapporti di reciprocità dentro e fuori il territorio venezuelano.

VENEZUELA, NUOVE PROVE SUL COINVOLGIMENTO DI GUAIDO' NELLA CREAZIONE DI CELLULE TERRORISTICHE.

Attualmente è in fase di smantellamento una rete di cospirazione correlata a cellule terroristiche in formazione e mercenari centroamericani, che sarebbero stati ingaggiati e formati per commettere azioni selettive (omicidi, sabotaggi, attentati) contro i leader chavisti nel tentativo di far precipitare l'opzione violenta attraverso una guerra irregolare nel quadro dell'aggressione USA contro il Venezuela. 

Abbiamo già pubblicato
alcuni dei colloqui tra l'autoproclamato Juan Guaidó e il suo braccio destro, Roberto Marrero, in cui progettavano azioni terroristiche contro il paese con l'incursione di gruppi paramilitari, sabotaggi e falsi positivi. (LINK)

Ieri sera, 25 marzo, il Ministro ha tenuto una nuova conferenza stampa. A questo LINK trovate nuove prove "
della barbarie della destra che ruba i soldi della nazione, che ingaggia assassini per seminare ansia e violenza, che non perseguono nemmeno un obiettivo politico, cercano solo di sottrarre miliardi di dollari che appartengono a tutto il Venezuela", così il Ministro delle Comunicazioni della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Jorge Rodriguez sul suo account tw.
Il Ministro ha dichiarato che tra coloro che sono coinvolti nel piano insurrezionale c'è un certo Planchart Juan Marquez, che sarebbe un informatore e facilitatore per il furto dei beni pubblici venezuelani all'estero. Come? Planchart è un avvocato con 10 anni di esperienza nella consulenza legale nel settore petrolifero e attualmente è responsabile del dipartimento legale della Rosneft
(la compagnia petrolifera di proprietà in maggioranza del governo russo), dunque in una posizione privilegiata per fornire informazioni. Per altro esiste un legame familiare tra Guaidó e Planchart. Secondo il sito di giornalismo investigativo La Tabla, Planchart è un cugino della madre dell'autoproclamato Guaido' (LINK).
Le conversazioni mostrate dal Ministro Rodriguez  sulla trama di furto dei beni venezuelani, affinché fossero depositati su conti bancari appartenenti anche al partito di Guaido', Volonta Popolare, e utilizzati per la cospirazione, mostrano Guaidó mentre dice a Roberto Marrero (arrestato per essere considerato il principale legame con i mercenari) che erano disponibili $1MLD e che Planchart era "disposto a negoziare" la frode (in cambio di una percentuale) e lo definisce un "amico che sta aiutando" a raggiungere il loro piano.

Qual era il piano di Guaidó-Planchart che richiedeva una negoziazione preventiva, come dimostrato dalle informazione mostrate dal Ministro venezuelano?
La Tabla ha pubblicato sul suo sito web (LINK) gli obiettivi di appropriazione indebita da parte Guaidó, "in virtù del riconoscimento da parte di alcuni governi della sua autoproclamazione come presidente ad interim". 
Juan Antonio Planchart Marquez aveva promesso a Guaidò $1MLD grazie all'acquisto forzato di 49% delle azioni di proprietà di PDV-Caribe (una filiale di PDVSA, attraverso Petrocaribe)' nella raffineria Refidomsa, come lo stesso governo domenicano ha apertamente dichiarato a gennaio". Proprio LaTabla, attraverso un'inchiesta documentale, ha scoperto che "Planchart è il cognato del vice presidente della società elettricità Haina, operatore del settore energetico nella Repubblica Dominicana, uno dei principali clienti della raffineria in conflitto d'interessi di partecipazione nella stessa società."Felix Jimenez, presidente della raffineria, ha dichiarato lo scorso gennaio che il governo dominicano stava negoziando l'acquisto delle azioni detenute da PDVSA Refidomsa (49%), e ha minacciato che il presidente Danilo Medina sarebbe ricorso per vie giudiziali per dichiarare l'utilità pubblica (da parte dello Stato della Repubblica Dominicana) della raffineria per poter così procedere con la sua acquisizione forzosa. Petrocaribe fornisce il greggio alla Refidomsa, il restante 51% delle azioni sono in mano al paese centroamericano. Il blocco finanziario e le sanzioni contro il Venezuela "renderebbe impraticabile il funzionamento della raffineria, che è stata colpita dalle misure adottate dagli Stati Uniti e dall'Unione europea", ha riferito LaTabla.
Da quella dichiarazione di gennaio, sono passati due mesi e i negoziati sono ad un punto morto. Pertanto, come risulta dalle intenzioni del governo dominicano, il presidente Medina starebbe  per attuare un "acquisto forzoso", cioè una confisca. Infatti, secondo quanto ha rivelato il Ministro della Comunicazione del Venezuela, sarebbe stato riconosciuto a Guaido' un deposito in conti gestiti dalla squadra dell'autoproclamato. Inoltre, altri beni venezuelani utilizzati per la cospirazione mercenaria antichavista, sarebbero venuti da un debito petrolifero, stimato in $240MLN a febbraio 2018, che la Repubblica Dominicana non ha potuto pagare al Venezuela a causa del blocco finanziario statunitense. "La stessa tecnica si sarebbe applicata nel caso in cui la PDVSA avesse accettato la vendita di Refidomsa", afferma La Tabla. Così, il presidente della raffineria, dopo l'acquisizione forzosa da parte dello Stato dominicano, avrebbe dato il via alla partecipazione del "settore privato"nella società petrolifera. Tradotto, privatizzazione di quello che prima era di proprietà pubblica, in parte venezuelana. (LINK)

È qui che la trama si fa interessante, a favore degli interessi di Planchart e della sua famiglia negli affari in Repubblica Dominicana. L'avvocato, agli arresti in Venezuela, ha un cognato, un certo Luis Sanz, attuale vice presidente della società elettrica Haina, il principale operatore del settore elettrico nel paese centroamericano (LINK).  "E' evidente che John Planchart, dice La Tabla, ha avuto accesso a informazioni privilegiate attraverso suo cognato", "che a sua volta le ha ottenute dalla EGE Haina, che indubbiamente, essendo un grosso consumatore di combustibile per la generazione di calore, ha un forte interesse in Refidomsa".
Grazie alla cattura di Marrero e Planchart, si è scoperto un complotto internazionale che avrebbe significato una grave violazione non solo del diritto internazionale, visto il coinvolgimento dello Stato domenicano nella cospirazione finanziaria, ma anche all'economia e alle finanze del Venezuela, che sono sotto attacco degli Stati Uniti per favorire il colpo di stato con a capo Guaidó insieme al suo entourage di tecnocrati.


Con questo schema di furto l'opposizione venezuelana, senza molti sforzi, avrebbe incamerato denaro pubblico attraverso negoziazioni fraudolente così da dare ossigeno  alle cellule terroristiche con al loro interno mercenari centroamericani, in un piano tipico alla Elliott Abrams. Lo scandalo che ha scatenato il caso Iran-Contra lo dimostra: anche in quel caso si sono usate trattative fraudolente per finanziare guerre irregolari in America centrale e nei Caraibi. In questo caso, Planchart ha giocato un ruolo chiave, dietro le quinte come un operatore finanziario che cerca di guadagnare 'qualche' dollaro con poche telefonate.

(fonte: LINK)

VENEZUELA, MISSILI S-300 SCHIERATI A MANUEL RIOS

Secondo quanto riferisce Image Sat International, società di servizi geospaziali, le immagini satellitari mostrerebbero l’installazione nelle ultime ore di ulteriori missili di difesa anti-aerea S-300, nella base aerea di Captain Manuel Rios nello stato di Guarico a sud di Caracas.

lunedì 25 marzo 2019

CORREA SPIEGA L'ABERRAZIONE DELL'AUTOPROCLAMAZIONE DI GUAIDO'


DEDICATO A TUTTE LE IENE DEL MONDO.
Anche Rafael Vicente Correa Delgado, economista e presidente dell'Ecuador dal 2007 al 2017, spiega l'aberrazione dell'autoproclamazione di Guaidog a 'presidente' del Venezuela.
Se anche così non è chiaro fatevi vedere da un equipe di fenomeni perché quello bravo non basta.

TRUMP SI AUTOPROCLAMA PADRONE DEL MONDO

In una giornata ancora una volta nefasta per il Diritto Internazionale, con il riconoscimento da parte USA delle sovranità israeliana sulle Alture siriane del Golan in violazione di tutte le risoluzioni ONU, si acuisce lo scontro tra USA e Russia sul Venezuela.
"Gli Stati Uniti non resteranno a guardare mentre la Russia esaspera le tensioni in Venezuela": è il messaggio che il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha inviato a Mosca nel corso di una telefonata al ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov. "Il continuo aumento di personale militare russo a sostegno di Maduro rischia di prolungare la sofferenza del popolo venezuelano", ha aggiunto Pompeo. Ieri due aerei militari russi sono arrivati a Caracas con un centinaio di militari e decine di tonnellate di materiale. (ANSA).
Due aerei russi sono atterrati a Caracas sabato con equipaggiamenti e funzionari per onorare i contratti tecnico-militari "in fase di adempimento", hanno riferito fonti dell'ambasciata russa a Sputinik.
"La Russia ha diversi contratti che sono già in fase di esecuzione, contratti tecnici militari, e fanno diversi voli e portano diverse cose", ha aggiunto la fonte.
Inoltre, ha aggiunto che questi voli "non hanno nulla di misterioso", perché sono operati nel quadro di contratti firmati anni fa. Secondo le immagini che circolano in rete, due aerei appartenenti all'aviazione russa, un Antonov An-124 e un aereo passeggeri Ilyushin Il-62, sono arrivati ​​sabato alla rampa presidenziale dell'aeroporto internazionale Simón Bolívar, situato nello stato di Vargas (nord). L'aereo trasportava 99 soldati e 35 tonnellate di carico sotto il comando di Vasily Tonkoshkurov.


Secondo quanto riferisce Reuters, il ministero degli Esteri russo ha accusato il segretario di Stato Mike Pompeo, in una conversazione telefonica, che gli Stati Uniti hanno tentato di organizzare un colpo di stato in Venezuela, in violazione della Carta delle Nazioni Unite. Pompeo ha esortato la Russia a porre fine a ciò che ha definito "comportamento non costruttivo" con il riconoscimento al Presidente venezuelano Nicolás Maduro e ha condannato il sostegno militare al suo governo.
LA RISPOSTA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI DEL VENEZUELA
"Signor Pompeo, sa bene che le uniche tensioni sul Venezuela sono quelle che il suo governo ha generato attraverso le minacce dell'uso della forza, il blocco economico criminale e la leadership diretta che Washington ha assunto nel fallito del colpo di stato. La Repubblica Bolivariana del Venezuela è irrevocabilmente libera e indipendente e manterrà la cooperazione militare con i suoi alleati nel mondo, per rafforzare i metodi di protezione della popolazione e del territorio venezuelani contro qualsiasi aggressione esterna. Cinico che un paese come gli Stati Uniti, con più di 800 basi militari nel mondo, molti dei quali in America Latina, e un budget militare in crescita di oltre 700 miliardi di dollari, interferisca nei programmi di cooperazione tecnico-militare tra la Russia e Venezuela". (J. Arreaza)

IL 'PARADISO' PUO' ATTENDERE.

"Il nostro obiettivo è di raggiungere $100MLN in 60 giorni". Ne sono passati 30 e hanno raccolto $2,524MLN, che vengono gestiti dall'alleato strategico colombiano, in attesa di fare uno "studio". Però c'è un' "emergenza umanitaria", addirittura "carestia" ... ma ci faranno sapere fra altri 30 giorni.
"Che c'hai n'euro?"

A grande richiesta quindi ritorna.

L'ULULATO RACAPRICCIANTE DELLA IENA RIDENS


first of many reports by Bartlett regarding the situation in Venezuela. LINK


Come dice un proverbio africano "Non si può fare guardiano del cimitero una iena", figuriamoci se è quello delle verità. La iena macchiata, nota anche come iena ridens o iena maculata, è una iena indigena dell'Africa subsahariana. Viene classificata dall'IUCN tra le specie a rischio minimo di estinzione, mentre le 'Iene' purtroppo proliferano come topi campagnoli. La puntata di ieri del noto format berlusconiano può essere classificata forse come il punto più basso della propaganda golpista filo statunitense contro il Venezuela. Oltre alle solite bufale ampiamente smontate in questi mesi, c'è stato un'operazione indegna di umanizzazione di un guarimbero, fascista e terrorista, addirittura in un progressista. Ci mancava solo che lo proponessero per il nobel per la pace in stile Obama. Ovviamente il servizio serviva per attaccare anche Cuba. 
Approfittiamo allora per dare spazio anche noi ad una giornalista, lei sì, e regista venezuelana, che insieme al fotoreporter britannico, Alan Gignoux, (entrambi vivono a Londra) hanno passato 1 mese in Venezuela per girare un documentario per un importante canale televisivo mondiale.

In un’intervista col giornalista Paul Cochrane, hanno confrontato il ritratto che i media mainstream danno del paese con quanto visto in prima persona.

Paul Cochrane (PC): Perché siete andati in Venezuela, quanto tempo ci siete stati e dove siete andati?

Alan Gignoux (AG): Siamo andati a giugno 2018 per un mese per girare un documentario; al momento non posso rivelare quali canali lo trasmetteranno, ma dovrebbe essere presto disponibile. Abbiamo visitato la capitale Caracas, Mérida (nelle Ande), Cumaná (sulla costa) e Ciudad Guayana (vicino alla foce del fiume Orinoco).

PC: Come sta il Venezuela in confronto a come viene mostrato nei media occidentali?

Carolina Graterol (CG): Sono una giornalista ed ho familiari in Venezuela. Sapevo che la realtà era molto diversa da ciò che i media ritraevano, ma sono rimasta sorpresa. La prima cosa che abbiamo notato è stata la mancanza di povertà. Alan voleva filmare i senzatetto ed i poveri per le strade. Ne ho visti tre proprio stamattina a Londra, ma in Venezuela non siamo riusciti a trovarne, né nelle grandi né nelle medie città. Volevamo intervistarli, ma non siamo riusciti a trovarli. Di questo bisogna ringraziare i programmi multidisciplinari gestiti dal governo, con servizi sociali che si danno da fare per tenere i bambini lontani dalle strade o per restituirli alle rispettive famiglie. Il programma è in corso da molto tempo, ma non mi ero resa conto di quanto fosse efficace.

PC: Alan, cosa ti ha sorpreso?

AG: Dobbiamo essere realistici. Le cose sembrano logore e stanche. C’è cibo, ci sono ristoranti e caffè privati ​​aperti, e si poteva sentire la crisi economica in arrivo. La povertà non è però così grave come quella che ho visto in Brasile o Colombia, dove ci sono molti bambini in strada. Il Venezuela non sembra avere un problema di senzatetto, le favelas hanno acqua corrente ed elettricità. L’estrema povertà non sembra così grave come in altri paesi sudamericani. In molti, prima che partissi, mi avevano detto di stare attento alla criminalità. Abbiamo però collaborato con una signora di El Salvador, che ci ha detto che il Venezuela è un paese tranquillo se paragonato al proprio, dove all’entrata delle caffetterie ci sono guardie con mitragliatrici. Alcuni sardonicamente dicono che molti criminali se ne sono andati, in Argentina, Cile od altrove, perché oramai non è rimasto molto da rubare.

PC: In che modo le sanzioni statunitensi hanno influenzato i venezuelani?

CG: Il cibo costa molto, ma la gente compra, anche a dieci volte il proprio stipendio. A causa dell’inflazione, bisogna effettuare più pagamenti con carta, perché la macchina non ammette una transazione così alta tutta in una volta. Il governo ha creato un’associazione, i Comitati Locali per la Produzione e l’Approvvigionamento (nota col suo acronimo spagnolo CLAP), che ogni mese dà a 6 milioni di famiglie un pacco di cibo. L’idea è quella di bypassare le reti di distribuzione private, l’incetta e la scarsità. La nostra assistente proveniva da una zona della classe media di Caracas. Nonostante lei fosse l’unica chavista lì, anche gli altri residenti si sono messi assieme ed hanno creato un sistema CLAP, con una scatola contenente 19 prodotti. A meno che non si guadagni tantissimo, o che non si riceva denaro dall’esterno, occorre trovare altri metodi per nutrirsi. Le dispense erano piene, e si stava cominciando a mettere cose da parte in vista di eventuali emergenze. Le persone hanno perso peso, molti adulti a mio avviso dai 10 ai 15 chili. L’ultima volta che ero stato qui, tre anni fa, avevo trovato molti obesi, come ci sono negli Stati Uniti. Stavolta invece la gente sembrava in buona forma, nessuno stava morendo di fame o malnutrizione.

PC: Con cosa si alimentano dunque i venezuelani?

CG: Stanno attuando una dieta vegetariana. I negozianti si sono scusati con noi perché non potevano offrirci carne, ma solo fagioli neri, lenticchie o verdure. Sono stati tutti costretti ad assumere una dieta del genere, e forse la lamentela principale era che non si poteva mangiare carne come prima. La situazione non è così seria. Prima che Chávez salisse al potere, il Venezuela aveva il 40% di povertà critica, e l’80% di povertà in generale. Il tasso è sceso al 27%, e prima della crisi la povertà critica era solo al 6 o 7%. Tutti ricevono aiuto dal governo.

PC: Il cibo è quindi la preoccupazione principale?

CG: Il vero attacco all’economia riguarda il cibo. Quando si ha un’iperinflazione, tutto sale di prezzo, in particolar modo il settore alimentare. Bollette come quelle di acqua, elettricità e trasporto pubblico non sono aumentate poi di così tanto, e comunque rappresentano solo una piccola percentuale della spesa familiare. Questo è il motivo per cui le distorsioni al momento presenti nell’economia non sono intrinseche, bensì causate da fattori esterni. Altrimenti tutto sarebbe dovuto essere aumentato.

PC: Alan, hai perso peso in Venezuela?

AG: No! Quel che mi ha sorpreso è vedere il numero di persone che coltivano i propri orti. È un po’ come in Russia, dove tutti hanno una dacia. Il Venezuela è un paese tropicale, quindi è facile coltivare prodotti agricoli. Gli alberi di mango, ad esempio, sono ovunque.

PC: La crisi della quale leggiamo tutti i giorni è quindi principalmente dovuta alle sanzioni statunitensi?

CG: Le sanzioni hanno causato problemi al paese. Voglio essere sincera. Penso che il governo sia stato lento ad agire nella direzione in cui il paese veniva spinto. Non è stata una buona idea ripagare $70 miliardi di debito estero negli ultimi cinque anni. A mio parere, Maduro ha deciso di onorare il debito estero pensando che questo fosse il modo giusto per ripagare gli impegni; allo stesso tempo, però, questa guerra economica ha iniziato ad espandersi, sia internamente che esternamente, con il conseguente blocco dei prestiti internazionali.
Il governo avrebbe dovuto intervenire anche contro la Colombia, rea di aver permesso la creazione di oltre un centinaio di case di scambio al confine col Venezuela. Queste, sfruttando tassi di cambio diversi, hanno contribuito ad eròdere il bolívar. Si sarebbe dovuto denunciare il governo di (Juan Manuel) Santos. Se la Colombia dice che il petrolio venezuelano che attraversa il confine è di contrabbando, perché lo stesso non vale per la valùta? Ricordate, l’esportazione colombiana più profittevole è la cocaina – il traffico di narcotici in genere – e questa è cresciuta in modo esponenziale. Hanno in pancia un eccesso di dollari USA, devono quindi riciclarli. Questo meccanismo ha prosciugato la moneta venezuelana, ed innescato l’iperinflazione. Circa 12 anni fa, inoltre, l’oligarchia venezuelana stanziata a Miami ha creato un sito web, DolarToday, col fine di distruggere l’economia del proprio paese.

PC: Cos’altro ti ha colpito?

CG: Il popolo non ritiene la situazione troppo grave, cosa che trovo incredibile. La gente è disposta a condividere quel che ha. Ci siamo trovati in situazioni difficili, come quando la nostra macchina è rimasta in panne di notte.
AG: Tutti dicono che non è sicuro guidare di notte in Venezuela. Eravamo in viaggio, e, avendo solo mezz’ora di viaggio, pensavamo che sarebbe stato un giro tranquillo. All’improvviso è bruciato un trasformatore. Pensavo che quello sarebbe stato il mio incubo venezuelano, bloccato in mezzo al nulla su una strada buia di notte. Chi mai ci avrebbe potuto trovare?
CG: Dato che non c’erano luci, abbiamo dovuto usare i nostri telefoni per far sapere ai camion che eravamo sulla strada.
AG: Ho fatto finta di essere sordo, perché col mio spagnolo zoppicante non sarei mai potuto passare per indigeno. Alla fine, un vecchio pick-up ci ha fatto salire. Le occupanti sembravano piuttosto rudi, ma sono state gentili e ci hanno portato in una stazione di servizio.
CG: Te l’ho detto Alan, non sei negli Stati Uniti, non ti avrebbero sparato!
AG: Ero con tre donne ed avevo del denaro, ho pensato che mi avrebbero sparato. Tutto però è andato per il verso giusto, credevano che fossi sordo.
CG: Ci hanno detto che potevamo dormire in un negozio, invece siamo rimasti in macchina, e tanto è bastato.

PC: Che dire delle interruzioni di corrente che hanno afflitto il paese?

CG: Durante i blackout, la gente si è riversata nelle strade, a parlare e suonare. Sembrava un paradiso, niente smartphone o tv, ma un vero contatto umano. Le persone cucinano assieme. Durante il giorno giocano a domino. Chi ha bambini forse è più stressato, specialmente se vive in un palazzone, dove se non si ha elettricità non si ha neanche acqua. Questo è il motivo per cui gli Stati Uniti colpiscono la rete elettrica, perché significa bloccare il passaggio dell’acqua a Caracas, una città da 10 milioni di persone. Fortunatamente sparsi in giro ci sono pozzi con acqua pulita, grazie ai quali gli abitanti possono fare la fila ed accaparrarsela.

PC: C’è stata quindi una reale discrepanza tra l’immagine che vi è stata data del Venezuela e la realtà?

AG: Certo. Ci sono sì code per rifornirsi di benzina, ma non si muore di fame e, come detto, la povertà non si avvicina neanche lontanamente a quella brasiliana. Non direi che ci sia una dittatura, la gente critica il governo e gli Stati Uniti, ma anche Chávez e Maduro. Il Partido Socialista Unido de Venezuela (PSUV) ha ammesso di aver preso decisioni economiche sbagliate. Pensavo che sarebbe stato più repressivo, ma non lo è stato. Credo che i venezuelani incolpino della situazione più gli statunitensi che Maduro.

PC: Cosa ne pensate delle polemiche di febbraio per gli aiuti americani e canadesi bloccati dal Venezuela?

AG: Era un cavallo di Troia, uno stratagemma per far entrare gli Stati Uniti. Perché le agenzie internazionali non hanno voluto prendere parte al piano? Ci sono invece stati aiuti da parte di cinesi e russi.
CG: Non c’è quel caos che Stati Uniti e Trump auspicavano. Guaidó è l’uomo più odiato del Venezuela. È costretto a soggiornare in un hotel di lusso a La Mercedes, un costoso quartiere di Caracas. Lì l’elettricità c’è, hanno fatto scorta di generatori. Assieme alla famiglia, ha a disposizione un intero piano dell’albergo. Mentre la gente soffre, lui prova gli abiti per il prossimo viaggio in Europa. Praticamente, vive in una bolla.
AG: Pensi che Guaidó fallirà?
CG: I venezuelani stanno facendo tante battute col suo nome, perché in spagnolo c’è un termine simile – “huevón” – che significa “stupido”. E guarda alla manifestazione di La Mercedes dell’altro giorno (12 marzo). La folla non si è presentata. Sta diventando una barzelletta nel paese. Più Europa e Stati Uniti lo legittimano come presidente, più la situazione diventa paradossale, visto che non lo è. Chávez aveva predetto quanto sta accadendo oggi, ha scritto cose a riguardo. Il popolo ora sta rileggendo le sue opere.

PC: C’è molto materiale sulla storia dell’interventismo USA in Sud America per poter fare una previsione in questo senso. C’è anche da sottolineare il ruolo del Canada e delle relative compagnie minerarie, che, di recente, sono sbarcate in Honduras e Paraguay, e che ora appoggiano Guaidó.

CG: Esattamente. Guarda al Cile del ’73, cos’è successo ai sandinisti ad El Salvador ed in Guatemala.
È una strategia economica ben collaudata: l’obiettivo di queste forze esterne è quello di far salire i prezzi di forniture e prodotti, per innescare una crisi.


Fonte: LINK
Traduzione da: LINK   

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