giovedì 28 marzo 2019

VENEZUELA: CAMBIO DELLA RETORICA USA CHE PASSA DALLA "CRISI UMANITARIA" A "#HASTATOPUTIN"

Che l'autoproclamazione di Guaidò guidata dagli USA e dai suoi alleati stia fallendo miseramente comincia ad essere evidente al mondo e anche all'opposizione venezuelana. Il tentativo di colpo di stato USA non ha ottenuto il risultato di sfaldare le Forze Armate Nazionali Bolivariane, una condizione necessaria per il suo successo. Nessun controllo dell'amministrazione pubblica da parte di Guaidò e scricchiola anche l'opposizione da tempo. L'ultimo scricchiolio in ordine di tempo arriva da Carlos Blanco, consigliere del partito di estrema destra Vente Venezuela, su TN il 27 marzo: "L'errore strategico è stato quello di offrire ciò che non si poteva. Possiamo raccontarci tutte le storie dell'universo, ma l'idea era che il 23 febbraio o intorno a quella data ci sarebbe stato l'ingresso degli aiuti umanitari, il crollo dell'Alto Comando Militare e l'uscita di Maduro. Questa era l'offerta ed è fallita." E invece Guaidò ieri annuncia per il 6 aprile il "Simulacro dell'Operazione Libertà" per rispondere al malcontento e alle accuse dei suoi, ma ha ottenuto solo lo scherno, a tratti esilarante, della rete (30mila citazioni in 3 ore) e il rifiuto del Segretario Generale di Azione Democratica, Henry Ramos Allup, di farsi fotografare durante l'ennesima dichiarazione pubblica con l'autoproclamato, che continua solo nel tentativo goffo di alimentare le aspettative davanti all'ondata di delusione dei suoi.  Si tratta del 4° D-Day dopo quello del 23 gennaio, 12 febbraio, 23 febbraio, con l'obiettivo di aumentare l'escalation di minacce e creare caos generalizzato e violenza nelle strade sotto il mantra logoro delle "proteste dei cittadini".

L'opposizione antichavista in Venezuela ha solo confezionato fallimenti nel corso degli ultimi anni (dalle rivoluzioni colorate sia del 2014 sia del 2017) e si è ridotta ad un fenomeno social su twitter, utilizzato anche dai settori dell'estrema destra venezuela - minoritaria secondo i sondaggi, ma ben connessa con gli USA (si pensi ad esempio alle relazione tra
María Corina Machado, leader di "Vente Venezuela", e il senatore USA Marco Rubio) - per pressare Guaidó.  Sono loro a chiedere sulle reti l'intervento militare straniero, preferibilmente statunitense, con tanto di time bombing.

Il fallimento dell'operazione "aiuti umanitari" del 23 febbraio ha costretto Washington a ricalibrare i piani di aggressione contro il Venezuela. Il passo successivo è stato il 'Cyber Attack' contro la centrale idroelettrica di Guri (come sostiene non solo il governo di Maduro, ma anche Forbes), nello stato di Bolivar, nella notte del 7 marzo. Il blackout generale che ha lasciato il Venezuela senza elettricità per diversi giorni, estendendo i suoi effetti dannosi all'approvvigionamento idrico e alla produzione di petrolio, ha rianimato per qualche ora la figura dell'autoproclamato Guaidó.
Parallelamente, un piano di guerra irregolare a bassa intensità si stava facendo strada silenziosamente. Il capo dell'ufficio di Juan Guaidó e militante del suo partito (VP), Roberto Marrero, è stato arrestato dalle autorità venezuelane con l'accusa di essere a capo di un piano per far entrare delle cellule mercenari reclutate in America centrale con l'obiettivo di commettere atti di sabotaggio ai servizi pubblici e assassini mirati contro i leader chavisti (LINK). Queste operazioni hanno costi molto alti e  abbiamo raccontato i giorni scorsi il disegno criminale internazionale per accedere a fondi cospicui di finanziamento grazie a parentele influenti nei posti che contano (LINK), secondo il modello Elliot Abrams ampiamente collaudato in Iran-Contras.
La cellula terroristica sarebbe dovuta intervenire in occasione del nuovo sabotaggio elettrico occorso lo scorso 25 marzo.


L'idea di un intervento militare diretto, unilaterale o consensuale, in stile "coalizione dei volenterosi", continua ad essere messa in discussione dalla maggior parte della comunità internazionale, anche quello che supporta politicamente la figura di Guaidó. Ma più i giorni passano e più gli USA hanno come unica opzione quella della forza militare per tentare di ottenere l'uscita forzata di Maduro.

L'unico evento geopolitico degli ultimi giorni è stato l'arrivo, nel quadro degli accordi di cooperazione in ambito militare, di 99 soldati russi e 35 tonnellate di attrezzature, con due velivoli all'aeroporto di Maiquetia di Caracas (
l'Antonov An-124 e un aereo passeggeri Ilyushin Il-62 , entrambi dell'Aeronautica Militare, sotto il comando del Generale russo, Vasily Tonkoshkurov) a poche ore dall'annuncio del procuratore speciale Robert Mueller che ha sentenziato che la Russia non è intervenuta a modificare i risultati delle elezioni presidenziali del 2016 a favore di Trump.
Subito Mike Pompeo, John Bolton, Marco Rubio e Mike Pence hanno cominciato a twittare che l'arrivo dei russi in Venezuela non sarebbe rimasto impunito. E' ricominciata la guerra fredda e l'applicazione della dottrina Monroe. A stretto giro della telefonata tra il capo della diplomazia statunitense, Mike Pompeo, e il Ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, un grande incendio ha danneggiato i trasformatori della centrale idroelettrica di Guri e c'è stato un nuovo blackout generale in Venezuela.
Nel frattempo, il portavoce del Ministero degli Affari Esteri della Russia, Maria Zajárova, ha detto che la presenza di militari russi in Venezuela è nel pieno rispetto della costituzione venezuelana, essenso un accordo di
cooperazione militare firmato nel 2001. A sua volta, il capo della commissione affari esteri della camera alta del parlamento russo, Konstantin Kosachev, ha chiesto che i militari USA lascino diverse regioni del mondo in cui hanno un'ampia presenza militare. Poco dopo, il presidente Donald Trump si è fatto fotografare con Fabiana Rosales, moglie di Guaidó, presso l'Ufficio Ovale chiedendo alla Russia di abbandonare il Venezuela. Anche il gruppo di Lima, e gli stessi paesi del OAS, hanno fatto eco a Trump, in aperta violazione della "sovranità nazionale". Gli USA insistono sul fatto che "tutte le opzioni sono sul tavolo", ma l'arrivo dei russi è un deterrente all'intervento militare per chi, come gli Stati Uniti, vorrebbe essere l'unico attore geopolitico che può avere una presenza in America Latina e dove per altro possiede dieci basi militari che hanno portato ben poca sicurezza e prosperità nella loro lunga storia nel continente latino.
I neoconservatori al comando della Casa Bianca approfittano dunque della situazione per accrescere la loro retorica guerrafondaia e per ricomporre la narrativa anti-russa indebolita dalla conclusione del rapporto Mueller. La paventata minaccia di cui parlano è un rapporto consolidato di oltre 10 anni sul piano della cooperazione militare, finanziaria ed energetica tra Russia e Venezuela, che hanno portato nella Repubblica bolivariana un sistema difensivo, composto da cannoni antiaerei ZU-23, sistemi missilistici Buk-2M, Pechora-2M e S-300, volti ad ostacolare i tentativi di aggressione militare.

Dietro al discorso ideologico della dottrina Monroe esistono meramente scopi ampiamente conosciuti: il cambio di governo che consentirebbe agli USA di appropriarsi delle immense risorse energetiche del Venezuela, ottenendo così di fermare il loro declino su scala globale. Dunque,
rimuovere la Russia, partner petrolifero e militare del Venezuela, è una conditio sine qua non, anche per compensare la sconfitta in Siria. Per gli USA significherebbe una vendetta contro i russi e il ripristino dell'egemonia.

Il fallimento, il 23 febbraio, del metodo dei c.d. "aiuti umanitari" ha perso di credibilità, soprattutto da quando anche il New York Times, ha rivelato che non fossero i chavisti ad averli bruciati, bensì l'opposizione. Miseramente fallito anche il mega concerto LiveAid e appare abbastanza ridicola la voce che gira di una sua riproposizione.

Anche il piano B di attaccare la rete elettrica nazionale per far posto a una guerra a bassa intensità irregolare e portare il paese in uno stato di shock e di anarchia, non ha ottenuto il suo obiettivo.
La diplomazia venezuelana è stata intelligente nel denunciare tempestivamente i piani di intervento paramilitari agli organismi internazionali. Ora, anche la CNN e Bloomberg hanno scoperto come gli Stati Uniti erano a conoscenza dello sventato assasinio di Maduro lo scorso 4 agosto 2018. Washington tenta di togliersi di dosso l'etichetta di paese ad orientamento mercenario. I costi politici cominciano a farsi sentire e molti alleati USA non vogliono compromettersi più del dovuto continuando a sostenere un "governo" che non governa, come ad esempio Germania e Spagna (LINK).

Dunque siamo passati dalla retorica della "crisi umanitaria" a quella di "far uscire i russi dal Venezuela", perché si sa ... #HaStatoPutin

(liberamente tratto da: LINK)

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