lunedì 13 maggio 2019

FORMIGLI E LA PASSIONE PER LE FICTION USA SUL VENEZUELA

Corrado Formigli scrive il suo "punto critico" sul Venezuela per Elle (la rivista francese che parla di moda, bellezza, salute e intrattenimento femminile), un pezzo indegno per un giornalista di inchiesta il cui motto è "la realtà è la nostra passione". Forse dovrebbe restituire i due premi Ilaria Alpi che ha ricevuto negli anni 1998-1999. Riportiamo il testo per intero.



"Sembra la trama furba di una serie tv a metà strada fra Narcos e Breaking bad, invece è il romanzo folle del golpe venezuelano. Non fermatevi alle apparenze: a Caracas, dietro la sbandierata lotta del Bene contro il Male e al riparo dell’apparente conflitto fra libertà e dittatura, tra Juan Guaidó e il chavista baffuto e losco Maduro, si aggirano i fantasmi del narcotraffico e i faccendieri del regime corrotto.
Il rovesciamento di Nicolas Maduro, dopo mesi di manifestazioni e scontri di piazza, era fissato per il 2 maggio. Guaidó si era messo d’accordo con gli Usa, il ministro della Difesa Padrino Lopez, il capo della Corte suprema e qualche generale di rango. Ma i servizi segreti cubani, molto attivi nella capitale venezuelana, hanno intercettato il piano e avvisato un vecchio amico del regime di L’Avana, colui che tiene in piedi il potere di Maduro: Diosdado Cabello (nella foto sotto, è a sinistra), capo dell’Assemblea costituente e noto conduttore televisivo che a Caracas conduce la trasmissione Con el mazo dando (“A mazzate”), nel quale agita una clava contro gli avversari politici.
Risultato: il ministro della Difesa si è sfilato dal complotto, i generali ci hanno ripensato, gli americani sono stati presi in contropiede e Guaidó è rimasto isolato. Così l’appuntamento con la rivoluzione antipopulista è stato rimandato e i baffi di Maduro sono ancora al potere ma sempre più debitori nei confronti di Cabello, vero dominus occulto del regime di Caracas. Come ricostruisce Alessandro Farruggia su Quotidiano.net, è lui assieme al vicepresidente Tarek el Aissaimi a organizzare il narcotraffico di cocaina sul quale prospera l’intero regime di Caracas, militari compresi. Con buona pace della popolazione del Venezuela stremata dallo sfascio madurista, afflitta da tassi di mortalità infantile assurdi per un Paese baciato dall’oro nero ma sotto embargo e privo ormai di medicine e beni essenziali. Chissà se di tutto questo, nell’eterna querelle elettorale italiana, dove la politica estera si riduce a tifo, si ha per lo meno consapevolezza".

Tralasciando espressioni come "losco" o i "baffi al potere", facciamo notare SOLO due cose:

1) Che Guaidó si sia messo d’accordo con gli Usa, il ministro della Difesa Padrino Lopez, il capo della Corte suprema e qualche generale di rango lo dice il Segretario di Stato Mike Pompeo e il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, sconfessati poi dal delegato E. Abrams (LINK), un trittico di criminali (nemmeno pentiti) e dunque degni di essere considerati da Formigli fonti attendibili, come fa un perfetto giornalista nel rispetto del codice deontologico: un ex capo della CIA che candidamente ha dichiarato di essere stato formato (e di aver formato) "a mentire, imbrogliare e rubare", con un cv di tutto rispetto (per non sembrare parziali rimandiamo al link del Il Sole24Ore); un cacciatore di pistole fumanti, sionista e guerrafondaio e un condannato per crimini di guerra.    

2) Che Cabello sia a capo di un narcotraffico di cocaina sul quale prospera l'intero regime di Maduro lo scrive perché lo ha scritto un altro giornalista, seduto sulla sua comoda poltrona di Roma, un certo Farruggia, il quale ripete a pappagallo quello che dicono da anni i media dell'opposizione venezuelana e i media mainstream statunitensi. A noi basta informare Formigli e il suo collega #copioeincollomatraducodagoogletraduttore, che le menzogne, la diffamazione, la manipolazione però hanno le gambe corte: un gruppo di dirigenti del quotidiano El Nacional (in mano all'opposizione golpista) ha chiesto scusa il 15 dicembre 2018 con una lettera pubblica al presidente della Costituente nazionale (ANC), Diosdado Cabello, per la campagna di diffamazione che è stata promossa da loro dal 2015 contro il leader socialista. Hanno ammesso che la campagna mediatica è stata orchestrata per danneggiare l'immagine di Cabello, con la pubblicazione di notizie infondate cioè di essere legato al traffico di droga. "Deploriamo il danno personale e familiare che abbiamo causato o possiamo aver causato a Diosdado Cabello Rondón con queste pubblicazioni", spiegano in uno dei tre punti della lettera disponibile su internet. Di recente, tra l'altro, Cabello aveva dichiarato che né il proprietario di El Nacional, Miguel Henrique Otero, né il direttore di La Patilla, Alberto Federico Ravell, o i proprietari di Tal cual, saranno perdonati per questo tentativo di diffamazione. "Non li perdono né li scuso, né nulla, perché hanno montato una grande complotto contro un essere umano senza alcuna prova." (LINK)

L'unica "trama furba" è quella di Formigli, a cui piace "to raise hell’. Intrattenimento, (chissà perché femminile).

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