giovedì 4 aprile 2019

SERRACCHIANI PD: INTERPELLANZA SUL COLTAN DAL VENEZUELA. A QUANDO QUELLE SULLE ARMI ALLO YEMEN?


Ricordiamo alla Serracchiani, che ha scritto l'interpellanza che riportiamo qui sotto, che a norma del Trattato di Pace (1954) fra Italia e potenze vincitrici, territorio e porto franco internazionale di Trieste dovrebbero essere smilitarizzati e protetti dalle Nazioni Unite. Invece, è divenuto luogo di partenza per carichi di armi indirizzati a regimi in guerra, e di possibile presenza di armi di distruzione di massa a bordo di navi nucleari militari in transito. Sono partiti materiale bellico agli Emirati Arabi Uniti per oltre 12 milioni di euro nel 2013 e per più di 6 milioni di euro nel 2015, l’Istat segnala nel 2016 l’esportazione di armi e munizioni verso il Bangladesh per circa 2 milioni di euro. Dal porto di Trieste partono carichi militari utilizzati nello Yemen dalla coalizione a guida Saudita per bombardare popolazioni inermi, nonostante questa invasione non abbia mai ricevuto dalle Nazioni Unite legittimazione ma condanna, da parte dell’ex Segretario Ban Ki-moon.Un rapporto al Consiglio di Sicurezza dimostra l’utilizzo di bombe italiane sulle aree civili in Yemen ed evidenzia come questo fatto possa costituire crimine di guerra. A quando l'interpellanza su tutto questo? Aspettiamo la risposta del Ministero, ma a parte il fatto che c'è una bella differenza tra coltan e armi, non ci risulta che le sanzioni riguardino il coltan visto che si parla per altro di gennaio 2018. Nel frattempo non leggiamo lo sdegno della Serracchiani sul fatto che in Comm. Esteri a Montecitorio sia stata ancora rinviata la discussione delle Risoluzioni sul conflitto in Yemen.

“Il Governo sgombri la nebbia che avvolge da mesi la sorte di un carico di minerale raro strategico spedito dal Venezuela alla volta del porto di Trieste. In una fase delicatissima dei rapporti internazionali, il Governo deve chiarire se l’Italia sta sostenendo il regime di Maduro favorendo una politica di importazioni dal Venezuela al nostro Paese, in particolare per quanto riguarda materie prime rare ad alto valore aggiunto come il ‘coltan’, minerale fondamentale nella produzione di apparecchi elettronici avanzati”. Lo afferma la deputata del Partito Democratico Debora Serracchiani, rendendo nota una sua interpellanza ai ministri delle Infrastrutture e Trasporti, dell’Economia e Finanze e degli Affari esteri, con cui, oltre ai chiarimenti sugli indirizzi di politica estera, chiede “se il Ministro dei Trasporti risulti essere a conoscenza di questo trasporto di minerale verso l’Italia e se il carico abbia davvero raggiunto il porto di Trieste e, ove confermato, se il ministro delle Finanze risulti essere a conoscenza dell’identità del soggetto importatore e se abbia ottemperato a tutte le normative, italiane e comunitarie, e a tutti gli obblighi doganali previsti per tale particolare tipologia di materia prima”.
Nell’interpellanza, Serracchiani ripercorre le tappe di una vicenda che ha il suo inizio ‘ufficiale’ il 10 maggio 2018, con Nicolás Maduro che annuncia: “Oggi parte la prima esportazione nella storia economica del Venezuela di un minerale chiamato Coltan e verrà esportato dal Venezuela alla Repubblica d’Italia”. Altre fonti parlano del rafforzamento dei legami commerciali del Venezuela con l’Italia “per l’esportazione di Coltan al fine di diversificare l’economia del paese e affrontare la guerra economica”. Contemporaneamente, conferme da parte italiana giungono per voce del sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza il quale confermava la notizia del prossimo arrivo del Coltan venezuelano nel porto giuliano. Il primo cittadino ha spiegato che tale arrivo avrebbe fatto seguito alla visita di una delegazione venezuelana interessata a utilizzare, per la trasformazione industriale, la zona franca sita in un’area presso il capoluogo e a incontri presso le infrastrutture scientifiche dell’Area di Ricerca (Ente di ricerca nazionale) e di Elettra – Sincrotrone Trieste (società consortile per azioni di interesse nazionale). Dipiazza ha aggiunto che il contratto sarebbe già stato firmato con l’approvazione del “ministro delle Esportazioni”.
“A fronte delle ripetute affermazioni di autorità venezuelane e dell’asserito coinvolgimento di soggetti istituzionali italiani, è legittimo”, sottolinea Serracchiani, “sapere se l’Italia sta commerciando con il Venezuela in favore di Maduro e se Trieste sia la porta di questi traffici”.
(Comunicato Stampa del 3 aprile 2019)

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