Il vicepresidente USA ha accusato
l'autoesiliato Guaidò di essere, come direbbero a Roma, un "cazzaro"
per il fatto che la prevista defezione di massa dei militare non ha
avuto luogo per cui gli Usa temono che l’opposizione contro Maduro perda
il suo slancio dopo il fallimento dell’operazione "aiuti umanitari",
che avrebbe dovuto segnare l’inizio della fine derl Presidente edlla
Repubblica Bolivariana del Venezuela.
Secondo quanto riporta il sito argentino La Politica Online, Pence ha detto a Juan Guaidó che stava fallendo nell’offensiva contro il governo chavista.
Guaidó infatti aveva promesso al governo USA che se la maggior parte
dei leader mondiali lo avessero riconosciuto come la più alta autorità
del Venezuela, almeno la metà degli ufficiali avrebbe defezionato, ma
non è successo: gli Stati Uniti sono riusciti a ottenere il
riconoscimento di poco meno di 50 stati e le forze armate sono rimaste
con Maduro.
Ecco perché Guaidó ha iniziato attraverso i suoi account
social network, a contattare i principali comandanti dell’esercito
venezuelano, per avere il loro appoggio e, di conseguenza, la loro
diserzione. Finora non è stato dimostrato che questa nuova tattica, né
l’amplificazione mediatica delle poche defezioni che si verificano,
abbia incrinato la fedeltà dell’esercito venezuelano a Maduro.
Altro rimprovero di Pence riguarda la certezza di Guaidó che la base
sociale di Maduro fosse disintegrata. In questo senso ci sarebbero stati
“rimproveri” anche per l’atteggiamento dei milionari venezuelani che
vivono all’estero che non hanno donato quanto previsto per finanziare la
scalata dell'autoesiliato Guaidó.
Nella riunione del gruppo Lima a
Bogotà, che si è conclusa senza una definizione importante del tipo di
azione da intraprendere, dopo il fallimento dell’operazione di invio di
aiuti umanitari, Guaidó aveva scommesso che Pence avrebbe annunciato
l’uso della forza per destituire Maduro, ma il vicepresidente non lo ha
fatto.
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