Caracas, 6 Gennaio 2019: il Portogallo firmava 22 protocolli di cooperazione globale con il governo legittimo di Nicolas Maduro che si sommavano ai 160 stipulati dal 2007 nei settori energia, sviluppo agroalimentare, infrastrutture, sanità e telecomunicazioni. Gli investitori portoghesi hanno aderito addirittura alla costruzione della criptovaluta Petro, oltre ad aver sottoscritto un programma gratuito per fornire computer e tablet agli studenti e progetti per la costruzione di alloggi e dell’assistenza sanitaria. “Il Venezuela è un paese di enormi potenzialità, il popolo venezuelano è molto caro ai portoghesi [che sono mezzo milione in Venezuela n.d.r.] e vuole molto bene ai portoghesi. La comunità portoghese è molto ben integrata in Venezuela e quindi, nella nostra opinione, è molto semplice: è necessario trovare una soluzione politica, che è essenziale perché le difficoltà economiche e sociali siano superate e che tutte le enormi potenzialità del paese siano sfruttate”, dichiarava Santos Silva, Ministro degli Esteri portoghese. E alla domanda di come si ponesse rispetto alle sanzioni e alla posizione della Mogherini rispondeva “Incentiviamo il processo di dialogo”.
Il “dialogo” è finito e l’affetto dei portoghesi per il popolo
venezuelano anche. Il Portogallo si è schierato con Francia, Spagna e
Germania riconoscendo l’autoproclamato Guaidò. Non solo. Gli “aiuti
umanitari” portoghesi si sono trasformati nel blocco da parte di una
banca lusitana di consentire il trasferimento di $ 1,2 MLD (927 milioni
di sterline) venezuelani in Uruguay che servono al popolo venezuelano.
Novo Banco, con sede a Lisbona e posseduta al 75% dalla società USA di
private equity Lone Star Funds, non commenta.
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