mercoledì 6 febbraio 2019

VENEZUELA: LE NUOVE SANZIONI USA SUL PETROLIO. COSA DICONO I PETROLIERI.

Washington ha posto delle nuove sanzioni che hanno colpito la società petrolifera statale venezuelana Pdvsa con relativo blocco di $7MLD di asset.
Il trading delle esportazioni di greggio sarà consentito fino al 28 aprile, ma i dollari delle vendite devono rimanere in conti bancari PdVSA bloccati negli Stati Uniti. Dopo il 28 aprile, se Nicolas Maduro è ancora in carica, le società statunitensi non possono acquistare greggio venezuelano.
La questione è centrale non solo per il Venezuela, ma per l’intera galassia petrolifera e per gli equilibri di potere che vi ruotano attorno e di fatto incidono sull’equilibrio internazionale.
“Guaidò è un ‘dipendente’ della Casa Bianca, ma gli operatori economici internazionali non stanno valutando positivamente questo fattore, e neanche le aziende petrolifere. Per gran parte dell’indotto petrolifero/energetico internazionale il Venezuela si chiama Nicolàs Maduro e prima si è sempre chiamato Hugo Chàvez. Ho i miei dubbi e, non solo i miei, che gli Stati Uniti riusciranno in questa ‘astratta operazione’ di conquista” - parola di Michele Marsiglia, Presidente di Federpetroli Italia – “Le ultime sanzioni USA contro Pdvsa cambieranno gli equilibri energetici internazionali e rapidamente, e per il mercato è un problema. Destabilizzazione, almeno in una fase iniziale. Un Paese che vive per il 92% sulle proprie risorse energetiche, entra in una fase di default automatico. Non c’è solo un discorso sanzione, ma la cosa più importante e da non sottovalutare, è che il Venezuela possiede la risorsa mineraria, ma gran parte delle strutture strategiche di raffinazione sono collocate in altri Paesi. Immaginare un Paese come il Venezuela che affonda, non mi sentirei di dirlo, anche perché più volte abbiamo visto che nelle situazioni di difficile congiuntura, solitamente, è sempre arrivato un altro Stato a tendere la mano. Dove c’è petrolio c’è vita. La manovra degli USA è chiara: puntando alle sanzioni nei confronti di uno Stato, ed avendo le strutture strategiche di lavorazione del prodotto, puntano a minimizzare il costo della materia prima con le sanzioni e sfruttare e massimizzare i guadagni sulla raffinazione che sono su suolo USA. E’ un gioco al massacro: se vuoi lavorare con me, non puoi acquistare dal Venezuela. In pratica gli USA acquistano greggio a prezzo scontato, imponendo le sanzioni agli altri. Situazione simile a quella Usa-Iraq nell’era di Saddam Hussein”.
“L’abbiamo visto con l’Iran, la politica delle sanzioni in una strategia industriale non è mai positiva. Sanzione corrisponde alla limitazione non solo dello Stato o Paese sottoposto, ma a tutto l’insieme che gravita intorno. Si compromettono i rapporti non solo con le istituzioni finanziarie (banche internazionali) che ci sostengono, ma anche con le diplomazie, le istituzioni. Certamente assisteremo ad una rivoluzione degli accordi economici-commerciali sul piano internazionale”.

(estratto da Indro.it)

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