Washington ha posto delle nuove sanzioni che hanno colpito la società
petrolifera statale venezuelana Pdvsa con relativo blocco di $7MLD di
asset.
Il trading delle esportazioni di greggio sarà consentito fino
al 28 aprile, ma i dollari delle vendite devono rimanere in conti
bancari PdVSA bloccati negli Stati Uniti. Dopo il 28 aprile, se Nicolas Maduro è ancora in carica, le società statunitensi non possono acquistare greggio venezuelano.
La questione è centrale non solo per il Venezuela, ma per l’intera
galassia petrolifera e per gli equilibri di potere che vi ruotano
attorno e di fatto incidono sull’equilibrio internazionale.
“Guaidò
è un ‘dipendente’ della Casa Bianca, ma gli operatori economici
internazionali non stanno valutando positivamente questo fattore, e
neanche le aziende petrolifere. Per gran parte dell’indotto
petrolifero/energetico internazionale il Venezuela si chiama Nicolàs
Maduro e prima si è sempre chiamato Hugo Chàvez. Ho i miei dubbi e, non
solo i miei, che gli Stati Uniti riusciranno in questa ‘astratta
operazione’ di conquista” - parola di Michele Marsiglia, Presidente di
Federpetroli Italia – “Le ultime sanzioni USA contro Pdvsa cambieranno
gli equilibri energetici internazionali e rapidamente, e per il mercato è
un problema. Destabilizzazione, almeno in una fase iniziale. Un Paese
che vive per il 92% sulle proprie risorse energetiche, entra in una fase
di default automatico. Non c’è solo un discorso sanzione, ma la cosa
più importante e da non sottovalutare, è che il Venezuela possiede la
risorsa mineraria, ma gran parte delle strutture strategiche di
raffinazione sono collocate in altri Paesi. Immaginare un Paese come il
Venezuela che affonda, non mi sentirei di dirlo, anche perché più volte
abbiamo visto che nelle situazioni di difficile congiuntura,
solitamente, è sempre arrivato un altro Stato a tendere la mano. Dove
c’è petrolio c’è vita. La manovra degli USA è chiara: puntando alle
sanzioni nei confronti di uno Stato, ed avendo le strutture strategiche
di lavorazione del prodotto, puntano a minimizzare il costo della
materia prima con le sanzioni e sfruttare e massimizzare i guadagni
sulla raffinazione che sono su suolo USA. E’ un gioco al massacro: se
vuoi lavorare con me, non puoi acquistare dal Venezuela. In pratica gli
USA acquistano greggio a prezzo scontato, imponendo le sanzioni agli
altri. Situazione simile a quella Usa-Iraq nell’era di Saddam Hussein”.
“L’abbiamo visto con l’Iran, la politica delle sanzioni in una
strategia industriale non è mai positiva. Sanzione corrisponde alla
limitazione non solo dello Stato o Paese sottoposto, ma a tutto
l’insieme che gravita intorno. Si compromettono i rapporti non solo con
le istituzioni finanziarie (banche internazionali) che ci sostengono, ma
anche con le diplomazie, le istituzioni. Certamente assisteremo ad una
rivoluzione degli accordi economici-commerciali sul piano
internazionale”.
(estratto da Indro.it)
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