domenica 17 febbraio 2019

IPERINFLAZIONE IN VENEZUELA

La Modern Monetary Theory (MMT) ultimamente sta ricevendo notevole attenzione da parte dei media, dopo che la deputata Alexandria Ocasio-Cortez ha detto in un’intervista che dovrebbe avere “maggiore rilevanza nel nostro dibattito” nel momento in cui si discute di come finanziare il “Green New Deal”. Secondo la MMT, il governo può spendere ciò di cui ha bisogno senza preoccuparsi del deficit. La professoressa Stephanie Kelton, esperta di MMT e consigliera di Bernie Sanders,  dice che il governo già ora crea denaro quando spende. Il limite reale della spesa non è un tetto del debito imposto artificialmente, ma una carenza di manodopera e materiali per portare a termine il lavoro, la quale conduce ad un’inflazione generalizzata dei prezzi. Solo quando quel tetto reale è raggiunto il denaro deve essere ritirato tramite tassazione, ma non per sovvenzionare ulteriori spese pubbliche. Piuttosto, le tasse sono necessarie per contrarre l’offerta di moneta in un’economia che ha esaurito le risorse per far sì che il denaro in eccesso sia produttivo.

Prevedibilmente, la critica è stata veloce a controbattere, definendo la tendenza ad abbracciare la MMT “inquietante” e “una battuta che non fa ridere.” In un post del 1° febbraio sul Daily Reckoning, Brian Maher ha concepito una sinistra visione in cui Bernie Sanders viene eletto nel 2020 ed applica il “Quantitative Easing for the People” basato sulle teorie della MMT. Per confutare l’idea che i governi possano “stampare il denaro” per risolvere i propri problemi economici, ha evocato lo spettro del Venezuela, dove il “denaro” è ovunque, ma molti non possono permettersi lo stretto necessario, le vetrine sono vuote, la disoccupazione è al 33% e si prevede che l’inflazione raggiungerà un milione percento entro la fine dell’anno.
Anche il blogger Arnold Kling ha fatto notare l’iperinflazione Venezuelana. Ha definito la MMT “la dottrina che siccome il governo stampa il denaro, può spendere ciò che vuole… finché non può più.” Ha scritto:
“Per me, l’iperinflazione in Venezuela esemplifica quello che succede quando un paese raggiunge il limite del “non può più”. Nel paese non c’è piena occupazione. Eppure il governo non sembra riuscire ad uscire dalle difficoltà spendendo. Qualcuno dovrebbe chiedere spiegazioni a queste rock star della MMT riguardo all’esempio del Venezuela.”
Non sono una rock star dell’MMT e non proverò a sviscerarne le sottigliezze. (Direi che con le regole attuali, il governo non può davvero creare denaro quando spende, ma dovrebbe essere in grado di farlo. In effetti, gli esponenti della MMT hanno ammesso il problema; ma è argomento per un altro articolo.) Ciò che voglio affrontare qui è il problema dell’iperinflazione e il motivo per cui l’iperinflazione Venezuelana e il “QE per la gente” sono bestie di specie completamente diverse.

Il caso Venezuela
I problemi del Venezuela non sono il risultato dell’emissione di denaro da parte del governo con lo scopo di assumere persone per costruire infrastrutture, fornire servizi essenziali ed espandere lo sviluppo economico. Se lo fosse, la disoccupazione non sarebbe al 33% ed in aumento. Il Venezuela ha un problema che gli Stati Uniti non hanno e non avranno mai. Ha un debito enorme in una valuta che non può stampare da sé, cioè dollari statunitensi. Quando il petrolio (la sua risorsa principale) era scambiato a prezzi elevati, il Venezuela poteva soddisfare il piano dei pagamenti. Ma quando il prezzo del petrolio crollò, il governo fu costretto a stampare bolivar venezuelani e venderli in cambio di USD sui mercati valutari internazionali. Dato che gli speculatori spingevano al rialzo il prezzo dei dollari, il governo dovette stampare ancora di più, svalutando enormemente la valuta nazionale.
Fu lo stesso problema che ebbero la Germania di Weimar e lo Zimbabwe, i due classici esempi di iperinflazione tipicamente usati per zittire chi propone un’espansione della massa monetaria circolante da parte del governo, prima che il Venezuela subisse la stessa sorte. Il professor Michael Hudson, effettivamente una rock star dell’economia, sostenitore dei principi dell’MMT, ha studiato la questione dell’iperinflazione approfonditamente. Egli conferma che quei disastri non furono dovuti all’emissione di denaro da parte del governo per stimolare l’economia. Piuttosto, scrive, “Ogni iperinflazione nella storia è stata causata dal servizio del debito straniero che fa collassare il tasso di cambio. Il problema è quasi sempre stato il risultato di tensioni con valute estere in tempo di guerra, non di spese domestiche.”
Il Venezuela e altri paesi che sostengono enormi debiti in valute che non sono le proprie non sono sovrani. I governi sovrani possono ed hanno emesso la propria valuta per infrastrutture e sviluppo piuttosto con successo. Ho discusso un certo numero di esempi storici e contemporanei in miei articoli precedenti, tra cui Giappone, Cina, Australia e Canada.
Sebbene il Venezuela non sia tecnicamente in guerra, sta soffrendo stress valutari innescati da attacchi aggressivi da parte di una potenza straniera. Le sanzioni economiche statunitensi vanno avanti da anni ed hanno causato al paese almeno $20 miliardi di perdite. Circa 7 miliardi dei suoi asset sono al momento tenuti in ostaggio dagli Stati Uniti che hanno condotto una guerra non dichiarata contro il Venezuela sin da quando fallì il golpe militare di George W. Bush contro il Presidente Hugo Chávez nel 2002. Chávez coraggiosamente annunciò la “Rivoluzione Bolivariana”, una serie di riforme economiche e sociali che ridussero drammaticamente la povertà e l’analfabetismo e migliorarono la salute e le condizioni di vita di milioni di venezuelani. Le riforme, che includevano la nazionalizzazione di elementi chiave dell’economia del paese, fecero di Chávez un eroe per milioni di persone e un nemico per gli oligarchi venezuelani.
Nicolás Maduro fu eletto presidente in seguito alla morte di Chávez nel 2013 e giurò di continuare la Rivoluzione Bolivariana. Recentemente, in seguito alle sanzioni imposte dal Presidente Trump, come avevano fatto prima di lui Saddam Hussein e Moammar Gadhafi, ha annunciato provocatoriamente che  il Venezuela non avrebbe piu scambiato il petrolio in USD.
Adesso il famigerato Elliott Abrams è stato nominato emissario speciale in Venezuela. Considerato da molti un criminale di guerra per aver coperto massacri commessi da squadre della morte sostenute dagli USA in America Centrale, Abrams fu tra gli illustri neocon implicati nel fallito golpe di Bush del 2002. Il consigliere alla sicurezza nazionale John Bolton è un altro importante architetto neocon fautore di un cambio di regime in Venezuela. Ad una conferenza stampa, il 28 gennaio, stringeva un bloc notes giallo con bene in vista le parole “5,000 soldati in Colombia,” un paese confinante con il Venezuela. Evidentemente, il contingente neocon sente di avere dei conti in sospeso laggiù.
Bolton non finge nemmeno che si tratti di ripristinare la “democrazia.” Spudoratamente ha detto a Fox News, “Economicamente, farebbe una grande differenza per gli Stati Uniti se le compagnie petrolifere americane potessero investire in Venezuela e produrne le potenzialità petrolifere.” Come disse il Presidente Nixon riguardo alle tattiche Usa contro il governo di Salvador Allende in Cile, lo scopo delle sanzioni e delle minacce militari è quello di spremere il paese economicamente.
Sopprimere la Rivoluzione delle Banche Pubbliche in Venezuela.

Oltre al petrolio, che recentemente ha toccato minimi record sul mercato, potrebbe esserci qualcos’altro. Difficilmente gli Stati Uniti hanno bisogno di invadere altri paesi per rimpinguare le loro scorte. Come con la Libia e l’Iraq, un altro movente potrebbe essere quello di sopprimere la rivoluzione bancaria iniziata dai parvenu che hanno guidato il Venezuela negli ultimi decenni.
La crisi bancaria del 2009–10 ha mostrato la corruzione e la debolezza sistemica delle banche Venezuelane. Alcune banche erano impegnate in pratiche commerciali discutibili. Altre erano seriamente sottocapitalizzate. Altre ancora, a quanto pare, prestavano grosse somme di denaro a dirigenti di alto rango. Almeno un finanziere non potè provare la provenienza del denaro con cui aveva comprato le banche che possedeva.
Piuttosto che salvare i colpevoli, come fu fatto negli Stati Uniti, nel 2009 il governo nazionalizzò sette banche, equivalenti a circa il 12 per cento dei depositi nazionali. Nel 2010 altre furono acquisite. Il governo di Chávez arrestò almeno 16 banchieri ed emanò più di 40 mandati d’arresto per corruzione nei confronti di altri che avevano abbandonato il paese. Alla fine di marzo 2011, solo 37 banche erano rimaste delle 59 esistenti alla fine di Novembre 2009. Le istituzioni di proprietà dello stato assunsero un ruolo maggiore, detenendo a marzo 2011 il 35 percento degli asset, mentre istituzioni straniere ne detenevano solo il 13,2 percento.
Nonostante i latrati dei media, nel 2010 Chávez prese la coraggiosa decisione di far passare leggi che definivano quella bancaria un’industria di pubblica utilità. La legislazione specificava che il 5% dei profitti netti delle banche doveva essere destinato a finanziare i progetti dei consigli di comunità, concepiti e implementati dalle comunità per il beneficio delle comunità. Il governo venezuelano indirizzò lo stanziamento del credito bancario verso settori preferenziali dell’economia e divenne sempre più coinvolto nelle operazioni delle istituzioni finanziarie private. Per legge, quasi metà dei prestiti delle banche Venezuelane doveva essere obbligatoriamente diretto verso particolari settori dell’economia, tra cui piccole imprese e agricoltura.

In un articolo del 2012 intitolato “ Il Venezuela aumenta il contributo sociale delle banche, Usa ed Europa non lo fanno,” Rachael Boothroyd diceva che il governo venezuelano stava esigendo che le banche restituissero il maltolto. La cosa fu proclamata diritto costituzionale e le banche venezuelane furono obbligate a contribuire il 15 percento dei loro guadagni annuali per garantirlo. La Grande Missione Abitativa del governo mirava a costruire 2,7 milioni di case per famiglie a basso reddito entro il 2019. Lo scopo era di creare un sistema bancario sociale che contribuisse allo sviluppo della società anziché semplicemente drenarne la ricchezza. Boothroyd scriveva:
“… I venezuelani sono nella fortunata posizione di avere un governo nazionale che dà priorità alla qualità della vita, al benessere e allo sviluppo, piuttosto che agli stipendi di banchieri e lobbisti. Se la crisi finanziaria del 2009 ha dimostrato qualcosa, è che il capitalismo è semplicemente incapace di autoregolarsi; e questo è precisamente il nodo su cui i governi progressisti e la legislazione progressista di questi governi dovrebbero intervenire.”
Questo è anche il punto su cui, negli Usa, l’ala progressista del Partito Democratico sta intervenendo – ed il motivo per cui le proposte della Ocasio-Cortez provocano nei media latrati simili a quelli visti in Venezuela.

L’articolo I, Sezione 8, della costituzione dà al Congresso il potere di creare il flusso monetario del paese. Il Congresso deve esercitare quel potere. La chiave di volta per restaurare la nostra sovranità economica è revocare il potere di emettere moneta a un sistema bancario che non riconosce alcuna responsabilità pubblica che non sia la massimizzazione dei profitti per i propri azionisti. Il denaro creato dalle banche è supportato dalla piena fiducia e credito degli Stati Uniti, inclusa l’assicurazione federale sui depositi, l’accesso ai prestiti agevolati della Fed e i salvataggi pubblici quando le cose vanno male. Se siamo noi, come popolo, a sostenere la valuta, essa dovrebbe essere emessa dal popolo attraverso il governo che lo rappresenta.
Il governo attuale, comunque, non rappresenta adeguatamente il popolo, ecco perché prima abbiamo bisogno di riprenderci il nostro governo. Fortunatamente, è proprio quello che Ocasio-Cortez e i suoi alleati al Congresso stanno tentando di fare.



(scritto da Ellen Brown, Avvocato, Presidente del Public Banking Institute e autore di dodici libri tra cui “Web of Debt” e “The Public Bank Solution”. Da: LINK , tradotto da: link)

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