La Modern Monetary Theory (MMT) ultimamente sta ricevendo notevole
attenzione da parte dei media, dopo che la deputata Alexandria
Ocasio-Cortez ha detto in un’intervista
che dovrebbe avere “maggiore rilevanza nel nostro dibattito” nel
momento in cui si discute di come finanziare il “Green New Deal”.
Secondo la MMT, il governo può spendere ciò di cui ha bisogno senza
preoccuparsi del deficit. La professoressa Stephanie Kelton, esperta di
MMT e consigliera di Bernie Sanders, dice
che il governo già ora crea denaro quando spende. Il limite reale della
spesa non è un tetto del debito imposto artificialmente, ma una carenza
di manodopera e materiali per portare a termine il lavoro, la quale
conduce ad un’inflazione generalizzata dei prezzi. Solo quando quel
tetto reale è raggiunto il denaro deve essere ritirato tramite
tassazione, ma non per sovvenzionare ulteriori spese pubbliche.
Piuttosto, le tasse sono necessarie per contrarre l’offerta di moneta in
un’economia che ha esaurito le risorse per far sì che il denaro in
eccesso sia produttivo.
Prevedibilmente, la critica è stata veloce a controbattere, definendo la tendenza ad abbracciare la MMT “inquietante” e “una battuta che non fa ridere.” In un post del 1° febbraio sul Daily Reckoning, Brian Maher ha concepito una sinistra visione
in cui Bernie Sanders viene eletto nel 2020 ed applica il “Quantitative
Easing for the People” basato sulle teorie della MMT. Per confutare
l’idea che i governi possano “stampare il denaro” per risolvere i propri
problemi economici, ha evocato lo spettro del Venezuela, dove il
“denaro” è ovunque, ma molti non possono permettersi lo stretto
necessario, le vetrine sono vuote, la disoccupazione è al 33% e si
prevede che l’inflazione raggiungerà un milione percento entro la fine
dell’anno.
Anche il blogger Arnold Kling ha fatto notare l’iperinflazione Venezuelana. Ha definito la MMT “la dottrina che siccome il governo stampa il denaro, può spendere ciò che vuole… finché non può più.” Ha scritto:
“Per
me, l’iperinflazione in Venezuela esemplifica quello che succede quando
un paese raggiunge il limite del “non può più”. Nel paese non c’è piena
occupazione. Eppure il governo non sembra riuscire ad uscire dalle
difficoltà spendendo. Qualcuno dovrebbe chiedere spiegazioni a queste
rock star della MMT riguardo all’esempio del Venezuela.”
Non
sono una rock star dell’MMT e non proverò a sviscerarne le sottigliezze.
(Direi che con le regole attuali, il governo non può davvero creare
denaro quando spende, ma dovrebbe essere in grado di farlo. In effetti,
gli esponenti della MMT hanno ammesso il problema;
ma è argomento per un altro articolo.) Ciò che voglio affrontare qui è
il problema dell’iperinflazione e il motivo per cui l’iperinflazione
Venezuelana e il “QE per la gente” sono bestie di specie completamente
diverse.
Il caso Venezuela
I
problemi del Venezuela non sono il risultato dell’emissione di denaro
da parte del governo con lo scopo di assumere persone per costruire
infrastrutture, fornire servizi essenziali ed espandere lo sviluppo
economico. Se lo fosse, la disoccupazione non sarebbe al 33% ed in
aumento. Il Venezuela ha un problema che gli Stati Uniti non hanno e non
avranno mai. Ha un debito enorme in una valuta che non può stampare da
sé, cioè dollari statunitensi. Quando il petrolio (la sua risorsa
principale) era scambiato a prezzi elevati, il Venezuela poteva
soddisfare il piano dei pagamenti. Ma quando il prezzo del petrolio
crollò, il governo fu costretto a stampare bolivar venezuelani e
venderli in cambio di USD sui mercati valutari internazionali. Dato che
gli speculatori spingevano al rialzo il prezzo dei dollari, il governo
dovette stampare ancora di più, svalutando enormemente la valuta
nazionale.
Fu lo stesso problema che ebbero la Germania di Weimar e
lo Zimbabwe, i due classici esempi di iperinflazione tipicamente usati
per zittire chi propone un’espansione della massa monetaria circolante
da parte del governo, prima che il Venezuela subisse la stessa sorte. Il
professor Michael Hudson, effettivamente una rock star dell’economia, sostenitore dei principi dell’MMT, ha studiato la questione dell’iperinflazione approfonditamente. Egli conferma
che quei disastri non furono dovuti all’emissione di denaro da parte
del governo per stimolare l’economia. Piuttosto, scrive, “Ogni
iperinflazione nella storia è stata causata dal servizio del debito
straniero che fa collassare il tasso di cambio. Il problema è quasi
sempre stato il risultato di tensioni con valute estere in tempo di
guerra, non di spese domestiche.”
Il Venezuela e altri paesi che
sostengono enormi debiti in valute che non sono le proprie non sono
sovrani. I governi sovrani possono ed hanno emesso la propria valuta per
infrastrutture e sviluppo piuttosto con successo. Ho discusso un certo
numero di esempi storici e contemporanei in miei articoli precedenti,
tra cui Giappone, Cina, Australia e Canada.
Sebbene
il Venezuela non sia tecnicamente in guerra, sta soffrendo stress
valutari innescati da attacchi aggressivi da parte di una potenza
straniera. Le sanzioni economiche statunitensi vanno avanti da anni ed
hanno causato al paese almeno $20 miliardi di perdite. Circa 7 miliardi dei suoi asset sono al momento tenuti in ostaggio dagli Stati Uniti che hanno condotto una guerra non dichiarata contro il Venezuela
sin da quando fallì il golpe militare di George W. Bush contro il
Presidente Hugo Chávez nel 2002. Chávez coraggiosamente annunciò la
“Rivoluzione Bolivariana”, una serie di riforme economiche e sociali che
ridussero drammaticamente la povertà e l’analfabetismo e migliorarono
la salute e le condizioni di vita di milioni di venezuelani. Le riforme,
che includevano la nazionalizzazione di elementi chiave dell’economia
del paese, fecero di Chávez un eroe per milioni di persone e un nemico
per gli oligarchi venezuelani.
Nicolás Maduro fu eletto presidente
in seguito alla morte di Chávez nel 2013 e giurò di continuare la
Rivoluzione Bolivariana. Recentemente, in seguito alle sanzioni imposte
dal Presidente Trump, come avevano fatto prima di lui Saddam Hussein e
Moammar Gadhafi, ha annunciato provocatoriamente che il Venezuela non avrebbe piu scambiato il petrolio in USD.
Adesso il famigerato Elliott Abrams è stato nominato emissario speciale
in Venezuela. Considerato da molti un criminale di guerra per aver
coperto massacri commessi da squadre della morte sostenute dagli USA in
America Centrale, Abrams fu tra gli illustri neocon implicati nel
fallito golpe di Bush del 2002. Il consigliere alla sicurezza nazionale
John Bolton è un altro importante architetto neocon fautore di un cambio
di regime in Venezuela. Ad una conferenza stampa, il 28 gennaio,
stringeva un bloc notes giallo con bene in vista le parole “5,000 soldati in Colombia,” un paese confinante con il Venezuela. Evidentemente, il contingente neocon sente di avere dei conti in sospeso laggiù.
Bolton
non finge nemmeno che si tratti di ripristinare la “democrazia.”
Spudoratamente ha detto a Fox News, “Economicamente, farebbe una grande
differenza per gli Stati Uniti se le compagnie petrolifere americane
potessero investire in Venezuela e produrne le potenzialità
petrolifere.” Come disse il Presidente Nixon
riguardo alle tattiche Usa contro il governo di Salvador Allende in
Cile, lo scopo delle sanzioni e delle minacce militari è quello di
spremere il paese economicamente.
Sopprimere la Rivoluzione delle Banche Pubbliche in Venezuela.
Oltre
al petrolio, che recentemente ha toccato minimi record sul mercato,
potrebbe esserci qualcos’altro. Difficilmente gli Stati Uniti hanno
bisogno di invadere altri paesi per rimpinguare le loro scorte. Come con
la Libia e l’Iraq, un altro movente potrebbe essere quello di
sopprimere la rivoluzione bancaria iniziata dai parvenu che hanno
guidato il Venezuela negli ultimi decenni.
La crisi bancaria del 2009–10 ha mostrato la corruzione e la debolezza sistemica
delle banche Venezuelane. Alcune banche erano impegnate in pratiche
commerciali discutibili. Altre erano seriamente sottocapitalizzate.
Altre ancora, a quanto pare, prestavano grosse somme di denaro a
dirigenti di alto rango. Almeno un finanziere non potè provare la
provenienza del denaro con cui aveva comprato le banche che possedeva.
Piuttosto che salvare i colpevoli, come fu fatto negli Stati Uniti, nel 2009 il governo nazionalizzò
sette banche, equivalenti a circa il 12 per cento dei depositi
nazionali. Nel 2010 altre furono acquisite. Il governo di Chávez arrestò
almeno 16 banchieri ed emanò più di 40 mandati d’arresto per corruzione
nei confronti di altri che avevano abbandonato il paese. Alla fine di
marzo 2011, solo 37 banche erano rimaste delle 59 esistenti alla fine di
Novembre 2009. Le istituzioni di proprietà dello stato assunsero un
ruolo maggiore, detenendo a marzo 2011 il 35 percento degli asset,
mentre istituzioni straniere ne detenevano solo il 13,2 percento.
Nonostante
i latrati dei media, nel 2010 Chávez prese la coraggiosa decisione di
far passare leggi che definivano quella bancaria un’industria di
pubblica utilità. La legislazione specificava che il 5% dei profitti
netti delle banche doveva essere destinato a finanziare i progetti dei
consigli di comunità, concepiti e implementati dalle comunità per il
beneficio delle comunità. Il governo venezuelano indirizzò lo
stanziamento del credito bancario verso settori preferenziali
dell’economia e divenne sempre più coinvolto nelle operazioni delle
istituzioni finanziarie private. Per legge, quasi metà dei prestiti
delle banche Venezuelane doveva essere obbligatoriamente diretto verso
particolari settori dell’economia, tra cui piccole imprese e
agricoltura.
In un articolo del 2012 intitolato “ Il Venezuela aumenta il contributo sociale delle banche, Usa ed Europa non lo fanno,”
Rachael Boothroyd diceva che il governo venezuelano stava esigendo che
le banche restituissero il maltolto. La cosa fu proclamata diritto
costituzionale e le banche venezuelane furono obbligate a contribuire il
15 percento dei loro guadagni annuali per garantirlo. La Grande
Missione Abitativa del governo mirava a costruire 2,7 milioni di case
per famiglie a basso reddito entro il 2019. Lo scopo era di creare un
sistema bancario sociale che contribuisse allo sviluppo della società
anziché semplicemente drenarne la ricchezza. Boothroyd scriveva:
“…
I venezuelani sono nella fortunata posizione di avere un governo
nazionale che dà priorità alla qualità della vita, al benessere e allo
sviluppo, piuttosto che agli stipendi di banchieri e lobbisti. Se la
crisi finanziaria del 2009 ha dimostrato qualcosa, è che il capitalismo è
semplicemente incapace di autoregolarsi; e questo è precisamente il
nodo su cui i governi progressisti e la legislazione progressista di
questi governi dovrebbero intervenire.”
Questo è anche il
punto su cui, negli Usa, l’ala progressista del Partito Democratico sta
intervenendo – ed il motivo per cui le proposte della Ocasio-Cortez
provocano nei media latrati simili a quelli visti in Venezuela.
L’articolo
I, Sezione 8, della costituzione dà al Congresso il potere di creare il
flusso monetario del paese. Il Congresso deve esercitare quel potere.
La chiave di volta per restaurare la nostra sovranità economica è
revocare il potere di emettere moneta a un sistema bancario che non
riconosce alcuna responsabilità pubblica che non sia la massimizzazione
dei profitti per i propri azionisti. Il denaro creato dalle banche è
supportato dalla piena fiducia e credito degli Stati Uniti, inclusa
l’assicurazione federale sui depositi, l’accesso ai prestiti agevolati
della Fed e i salvataggi pubblici quando le cose vanno male. Se siamo
noi, come popolo, a sostenere la valuta, essa dovrebbe essere emessa dal
popolo attraverso il governo che lo rappresenta.
Il governo
attuale, comunque, non rappresenta adeguatamente il popolo, ecco perché
prima abbiamo bisogno di riprenderci il nostro governo. Fortunatamente, è
proprio quello che Ocasio-Cortez e i suoi alleati al Congresso stanno
tentando di fare.
(scritto da Ellen Brown, Avvocato, Presidente del Public Banking Institute e autore di dodici
libri tra cui “Web of Debt” e “The Public Bank Solution”. Da: LINK , tradotto da: link)
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