venerdì 15 febbraio 2019

VENEZUELA: D-DAY, TRA AUTOPROCLAMAZIONI E AUTOCANDIDATURE.

Il 12 Febbraio l'autoproclamato Guaidò, per grazia ricevuta degli USAeGetta, ha annunciato l'ennesimo D-Day: 23 Febbraio. Ma ci sarà anche il Fusag? E' noto che i D-Day si pre-annunciano e per Guaidò siamo in presenza del quarto annuncio (5/1, 10/1, 23/1). Dopo il set cinematografico dei giorni scorsi sul ponte Tienditas, ecco il nuovo cartellone. Il 23 Febbraio sarà esattamente 1 mese dall'autoproclamazione e secondo il supercitato quanto abusato art. 233 della Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela (che evidentemente hanno letto in pochi), devono essere convocate le elezioni. Dunque scade l'autoproclamazione della presidenza ad interim. 
Guaidò invece non le menziona, ma minaccia l'entrata d
egli "aiuti umanitari".
Nel frattempo, l'Assemblea Nazione (AN) ha redatto uno  "Statuto della transizione" senza scadenza. Tralasciando che la Corte Suprema venezuelana lo abbia annullato perché vìola la Costituzione,  lo Statuto dice chiaramente che la presidenza ad interim sarà efficace dopo la "cessazione delle l'usurpazione "del legittimo presidente Nicolás Maduro.  Quindi, secondo lo stesso Statuto redatto dall'AN, di cui Guaidò fa parte, afferma che di fatto non ha ancora la presidenza ad interim in quanto Maduro continua a stare il suo posto.  Però ci sono Paesi che lo hanno riconosciuto come legittimo presidente, in totale violazione del Diritto Internazionale.


Il giornalista Víctor Amaya di Tal Cual ha rivelato che esisterebbe un "accordo politico" tra i partiti anti-chavisti per assumere il governo della Repubblica Bolivariana. Secondo questo accordo Guaidó non sarebbe il candidato alla presidenza. Negli ultimi giorni in effetti si sono rincorsi tweet e interviste da parte dei membri dell'opposizione che parlano apertamente di candidature(*). Lilian Tintori, ad esempio, ha dichiarato che suo marito Leopoldo López sarà uno dei candidati. Maria Corina Machado si è autocandidata. Il documento di accordo politico, finora "segreto" e citato da Amaya, stabilisce anche le quote di ciascun partito dell'opposizione, un po' come il nostro manuale Cencelli, nella composizione del governo, dello Stato e ovviamente delle aziende statali, a partire da quella petrolifera. Ma la conditio sine qua non è che Maduro sia destituito con la forza. Tradotto, il futuro di Guaidó USAeGetta è appeso esclusivamente alla scommessa di un trionfo del colpo di stato in corso. E non è detto che, anche se andasse a buon fine, possa essere il presidente prescelto. 
Guaidó alloggia nell'ambasciata colombiana e da una scrivania presa in prestito ha nominato gli "ambasciatori" che però non sono potuti entrare nelle sedi diplomatiche e consolari estere. Insomma, è tutto virtuale, tra un tweet e pre-modifiche dei c.v. su Wikipedia dei nominati di turno, in attesa che il "miracolo" militare si palesi all'ombra di un malpancismo all'interno dell'opposizione che storicamente è sempre stata spaccata, tra una sparata e l'altra di Trump. E il tempo scorre.
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(*)
- Henrique Capriles Radonski, due volte candidato alla presidenza dell'opposizione, ha rivelato che per molti nell'opposizione l'autoproclamazione di Guaidò è stata una sorpresa.
- Lilian Tintori, moglie del leader dell'opposizione Leopoldo López, condannato agli arresti domiciliari per atti di violenza nel 2014, ha dichiarato in un'intervista che suo marito sarà sicuramente candidato quando verranno indette le elezioni. Il padre dello stesso leader è andato oltre: Juan Guaidó, che fa parte di Voluntad Popular, partito creato da suo figlio, non dovrebbe candidarsi in un'eventuale elezione, ma limitarsi a governare la transizione.
- Henrique Capriles si è intestato la vittoria dell'opposizione all'Assemblea Nazionale del 2015 paventando una sua terza candidatura.
- Poi ci sono i candidati di sempre, come Maria Corina Machado, per esempio, che dal ottobre 2018 aveva avvertito che "non voleva essere il leader della cosiddetta transizione, ma il primo presidente";
- Julio Borges, che rappresentante di Guaidó al sedicente Gruppo di Lima, candidato alle primarie del 2004;
- Antonio Ledezma, che vive in Europa, che a gennaio 2018 ha mostrato il suo desiderio di essere il candidato post Maduro e per questo ha perigrinato in Europa in questi giorni, anche in Italia.


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