martedì 15 gennaio 2019
I PASTICCI-NI DELLA SOLIDARIETA' BOLIVARIANA
LETTERA APERTA ALLE COMPAGNE E AI COMPAGNI CHE SOLIDARIZZANO CON LA RIVOLUZIONE BOLIVARIANA
Care compagne e cari compagni,
In un giorno importantissimo e delicatissimo come quello del secondo giuramento del Presidente Nicolás Maduro si è ripetuto l’ennesimo episodio triste di come sia intesa la solidarietà bolivariana a Roma: un club privé esclusivo per pochissimi intimi ‘compagni di comprovata fede diplomatica’, su chiamata diretta dell’Ambasciata. Uno stile ben lontano da quello di altre ambasciate ‘rivoluzionarie’. Forse i molti 'compagni di non comprovata fede diplomatica' che solidarizzano con la Rivoluzione Bolivariana si aspettavano che nella Capitale d’Italia si desse un segnale di tipo diverso, come hanno fatto per esempio altri Consolati della Repubblica Bolivariana del Venezuela. La frantumazione della rete di solidarietà bolivariana nella Capitale è nota da anni. Non hanno giovato alcune 'politiche ben poco diplomatiche' che sono riuscite nel miracolo della divisione del neutrino. Questo accade quando le scelte calano dall’alto; quando ci si ac-compagna con i sostenitori di Lenin Moreno; quando si rilasciano interviste ben poco diplomatiche contro gli interessi di chi si dovrebbe rappresentare; quando si è autoreferenziali e al massimo si pesa percentualmente lo zero virgola zero periodico; quando ci si traveste da chavisti e si vive come il peggior piccolo borghese fregando lo Stato e alimentando lo sfruttamento del sistema capitalista; quando si coinvolgono in lotte intestine personali (che nulla hanno a che fare con la causa bolivariana) reti e movimenti di solidarietà; quando i valori democratici vengono applicati a corrente alternata; quando invece di servire il popolo e la rivoluzione bolivariana ci si fa servire il tè/caffè delle 5; quando ci si approfitta degli spazi della rivoluzione per il proprio microscopico personale beneficio che non rimarrà nella storia nemmeno familiare; quando si è compagni rivoluzionari il tempo dell’alzata del pugno a favore di selfie o della lettura di un discorsetto (perché dio quando dispensava le virtù aveva esaurito le scorte); quando si predica di “ottimizzare la piattaforma della solidarietà con i gruppi in Italia” e si razzola la subordinazione delle reti di solidarietà ad una sedicente tale, cioè una contraddizione in termini; quando per debolezza, non solo storica sul chavismo ma anche perché è ben più difficile difendere Maduro, si ripiega sulla più facile strada del ‘castrismo’; quando si è esclusivi ed escludenti come il peggior club ricreativo; quando il faro d’azione sono gli ordini di un alto in grado e non i valori della Rivoluzione.
La prossima volta, se mancano i pasticcini, si possono ordinare ai morenisti, che ben rappresentano il servo del potere imperialista.
#ResistenzaBolivariana
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