mercoledì 30 gennaio 2019

GOLPE USA IN #VENEZUELA - TORNANO LE "BICICLETTE RADIOATTIVE"

"In nome della Sicurezza Nazionale, bisogna prevenire i pericoli derivanti dagli Stati dell'asse del male". J. Bolton, dunque, rispolvera due vecchi argomenti per giustificare un attacco militare alla Repubblica Bolivariana.
1) In Venezuela esisterebbero depositi di uranio che forniscono l'industria nucleare iraniana.
2) presunta presenza in Venezuela di 25.000 funzionari militari e civili del corpo di intelligence cubano.
1) Gli è andata male con l'Iraq e ora ci riprova con il Venezuela. Teoria per altro vecchia. Fin dai primi anni del governo del comandante Hugo Chávez, quando furono stabiliti i primi accordi economici con Teheran, venne diffusa da alcuni giornalisti venezuelani dell'estrema destra una tesi mai dimostrata che alcune fabbriche iraniane installate in Venezuela, una delle quali di biciclette, in realtà lavorassero l'uranio. Chavez, con la sua nota abilità di ridicolizzare gli avversari, parlava di "biciclette radioattive".
Cosa faranno dopo? Diranno, come per l'Iraq, che «avevo un problema con Saddam: volevo liberarmene e ne ebbi la chance. Le armi di distruzione di massa non c'erano»? “Operation Iraqi freedom” si è trasformato in uno dei conflitti più sanguinosi del secolo: 9 anni, mezzo milione di iracheni hanno perso la vita
2) Anche questa è una vecchia storia lunga quanto il processo rivoluzionario, dal momento che si cominciò a parlarne nel 1999, dopo un anno dall'elezione del comandante Chávez. I stretti rapporti tra Venezuela e Cuba in campo sociale, sanitario, educativo e sportivo, resi possibili grazie alla collaborazione di medici, infermieri, insegnanti e istruttori cubani, sono stati derubricati ad azioni di spionaggio.

Per Bolton "la resa non è un opzione". Nemmeno per la Rivoluzione Bolivariana.

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