lunedì 4 marzo 2019

LETTERA DI UN VENEZUELANO A PEPE MUJICA

Caro Pepe Mujica,
Le scrive un venezuelano. Mi chiamo Eduardo Viloria Daboín, ho 41 anni e vivo a Caracas. Sono il padre di una figlia autistica di 16 anni e una bambina di 10 anni che pratica il calcio, gli scacchi e l'arte circense. Come Lei, proprio come chiunque altro, ho molte ragioni per non volere una guerra nel mio paese. Tuttavia, vorrei dirLe diverse cose sul messaggio che Lei invia sul Venezuela.

Caro Pepe, cominci chiedendosi se la guerra sia, come diceva Clauzewitz, la continuazione della politica con altri mezzi. Bene, lasci che Le dica una cosa: benvenuto nel 21° secolo, il tempo storico in cui gli Stati Uniti si sono incaricati di invertire questa massima. Perché per gli Stati Uniti la politica è la continuazione della guerra con altri mezzi, e non il contrario. Questo è esattamente ciò che viene attualmente applicato contro il Venezuela, ed è ciò che Lei, apparentemente senza rendersene conto, favorisce nel suo messaggio.

Lei si appella alla politica per evitare la guerra, ma dimentica che una guerra è già in atto in Venezuela. Per anni il paese è stato oggetto di un feroce attacco alla sua economia e la popolazione del paese è stata sottoposta a una brutale guerra psicologica per anni. Si dimentica, anche, che gli Stati Uniti da anni stanno cercando di attaccare militarmente il Venezuela, utilizzando la Colombia come base preferenziale per lo spiegamento di truppe d'assalto, e recentemente
ha mosso ulteriori truppe in Colombia, Porto Rico, Repubblica Dominicana e Curacao. E 'vero che gli Stati Uniti non hanno ancora lanciato bombe sul Venezuela, ma l'assedio militare e quello economico, il furto di denaro e dei beni venezuelani all'estero, le operazioni psicologiche permanenti e l'infiltrazione di mercenari e paramilitari sono atti concreti di guerra, definiti così anche dagli attuali manuali del pentagono. Lo sa che il 23 febbraio scorso dal territorio colombiano si è tentato di violare la sovranità territoriale del  Venezuela e che l'operazione è fallita grazie alla Forza Armata Nazionale Bolivariana, la PNB e la popolazione organizzata? Lo sa che la stessa cosa è accaduta nel sud del paese, al confine con il Brasile? I mainstream che non dicono la verità sul Venezuela le hanno fatto sapere che il 24 febbraio un avanposto militare venezuelano vicino al confine con la Colombia è stato attaccato da 60 mercenari?

Senza dubbio Lei ha ragione quando afferma che ci si deve appellare alla politica per evitare la guerra, ma come facciamo se gli Stati Uniti, piuttosto che iniziare dalla politica, così da consentire il dialogo e le trattative, hanno cominciato, con la violenza e le azioni, la guerra?

Lei stesso dice che si deve imporre la politica e che la politica è la volontà di negoziare. Il problema è che Lei ritiene che negoziare significhi accettare le condizioni che gli Stati Uniti intendono imporre con le azioni di guerra. Lei dice che negoziare significa non isolare, ma si dimentica che la prima cosa che hanno fatto gli Stati Uniti è stato quella di isolare il Venezuela, accerchiarla, minacciarla, puntarla e aggredirla. È chiaro che gli Stati Uniti non vogliono negoziare nulla ma imporre le proprie condizioni e nient'altro. E proprio la prima condizione che impongono è
quella che Lei colloca come primo requisito per negoziare ed evitare una guerra: che Maduro abbandoni il suo incarico per il quale è stato eletto dal popolo venezuelano in elezioni legali e legittime, e lasci il posto a un nuovo e arbitrario processo elettorale.

Lei parla anche di più democrazia come unica via d'uscita per evitare la guerra. Ma si dimentica che la rivoluzione bolivariana è il processo in cui si sono realizzate le più profonde trasformazioni democratiche del continente negli ultimi 20 anni e che sono stati proprio gli Stati Uniti e i dirigenti politici che avanzano oggi, tutelati dal potere USA, che hanno fatto un colpo di stato per spodestare Chavez nel 2002, e un golpe petrolifero poi tra dicembre 2002 e gennaio 2003 e poi hanno cercato di accendere la violenza in Venezuela nel 2013, 2014 e 2017 per rovesciare il presidente Maduro davanti all'impossibilità di sconfiggerlo politicamente.


Lei, inoltre, osa anche attaccare le istituzioni venezuelane e affermare che in Venezuela quello che c'è è una crisi di fiducia. Mi permetta di ricordarle che dopo il referendum abrogativo tenutosi contro Chavez (in cui la rivoluzione bolivariana è uscita vittoriosa in quello che è stato il processo  democratico più bello di tutta la storia del nostro paese), davanti all'impossibilità politica di sconfiggere Chavez, è stato quando è iniziata l'operazione psicologica e mediatica per delegittimare le istituzioni venezuelane e minare la loro credibilità. Da allora quell'operazione non si è fermata. Quasi 15 anni dopo, l'effetto di questa azione di guerra psicologica ha una tale profondità che persino persone come Lei possono affermare oggi che in Venezuela non esistono istituzioni affidabili per garantire elezioni libere e trasparenti.

E ne approfitto per chiederLe: Lei ha valutato le conseguenze storiche di quella che sarebbe l'attuazione della sua proposta di convocare, a soli 8 mesi dopo le elezioni presidenziali, elezioni in Venezuela con l'ONU come unico garante della loro veridicità, pluralità e trasparenza? Si rende conto che affermando questo, sta convalidando il disconoscimento arbitrario di Nicolás Maduro come presidente da parte degli Stati Uniti? Si rende conto che la sua proposta sostiene la cancellazione della sovranità e l'autodeterminazione dei popoli, nella misura che legittima chiunque in qualsiasi paese convochi una mobilitazione più o meno numerosa per autoproclamarsi presidente di quel paese solo per verificare se si ha il sostegno economico, politico, massmediale e militare di un paese potente come gli USA che è disposto a ricorrere alla guerra per imporlo come presidente?
Lei sostiene tutto questo e allo stesso tempo parla di democrazia, ma si dimentica che l'opposizione venezuelana che si è imbarcata in questa avventura golpista è quella che ha deciso di non partecipare alle ultime elezioni proprio per boicottarle e sollevare oggi il discorso dell'illegittimità di Nicolás Maduro.
Lei dovrebbe fare qualche ricerca per potersi rendere conto che la debolezza che impedisce all'opposizione venezuelana di arrivare al potere è dovuta unicamente ai propri errori, alla propria incapacità di consolidare una leadership, all'assenza di un approccio serio e coerente al paese che sia in grado di generare speranza ed entusiasmo politico. Quell'opposizione è stata così mediocre ed è stata così concentrata sui propri interessi e sul proprio potere economico, che non è stata nemmeno in grado di capitalizzare politicamente il malcontento generato dalla crisi economica e sociale venezuelana creata dal blocco. La dirigenza dell'opposizione è così misera da non essere nemmeno riuscita a rafforzarsi partendo dai numerosi errori e deviazioni dei settori del Governo bolivariano. Non si rende conto che Trump, Pence, Pompeo, Bolton e Rubio sono dovuti uscire in prima persona, mettere la loro faccia e dirigere direttamente l'opposizione in Venezuela per stimolare mediocramente qualche emozione nella base sociale dell'opposizione, per l'assoluta mancanza di credibilità e leadership dell'intera classe dirigente dell'opposizione venezuelana? Non venga quindi a dire che il Venezuela ha bisogno che le Nazioni Unite arrivino per dare garanzie di un processo elettorale assolutamente aperto e con la partecipazione di tutti.

E lo sa anche perché?

Proprio per la ragione che Lei colloca sullo sfondo geopolitico e geostrategico del conflitto in Venezuela. In questo ha assolutamente ragione. Il bisogno degli Stati Uniti di impadronirsi del petrolio venezuelano e di tutte le sue enormi ricchezze. Ma, tra le tante sue dimenticanze, in questo caso Lei dimentica anche che proprio per questo obiettivo agli Stati Uniti non gliene frega niente della democrazia in Venezuela e della libertà e del benessere del suo popolo. L'unica democrazia a cui gli Stati Uniti sono interessati è quella che consente loro di collocare un presidente servile dei loro interessi e di gestire direttamente le istituzioni a proprio vantaggio. Inoltre, è talmente vero questo che gli Stati Uniti non sono nemmeno interessati alla continuità del Venezuela come Nazione e Repubblica, ma piuttosto alla sua frammentazione, alla sua dissoluzione, così che il caos e la violenza aprano le porte a due grandi affari: il controllo della ricchezza venezuelana e una guerra prolungata che rimpingui le casse della sua mega-industria degli armamenti.
Un'ultima cosa: non Le sembra deplorevole fare appello "disperatamente" all'Europa affinché faccia qualcosa ed eviti una guerra? Dimentica forse che l'Europa è un continente in cui le monarchie continuano ad esistere e interi stati si sostengono grazie al fatto che riciclano i dollari del crimine transnazionale? Dimentica forse che l'Europa mantiene ancora colonie in Africa, in Asia e nella sua amata America Latina? Ricorda che oltre agli Stati Uniti e al Canada, è stata l'Europa ad aver applicato la guerra economica contro il Venezuela, rubando miliardi di dollari in denaro e oro. Si può chiedere all'Europa di fare qualcosa?

Caro Pepe, concludo questa lettera qui. Potrei scrivere molte altre cose, ma ho detto le cose più importantie penso che sia abbastanza. Lei è avvolto da un'aurea di semplicità e umiltà. Se non si tratta di una mera costruzione mediatica, spero che si prenda la briga di leggere queste righe e riflettere sul messaggio deplorevole che ha inviato al mondo.

EDUARDO VILORIA DABOÍN

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