Il Venezuela ha dichiarato che non userà più il dollaro bensì l'euro per le transazioni internazionali, ma accetterà anche rubli russi e yuan cinesi. A ottobre, i raffinatori statunitensi hanno importato una media di 505.870 barili al giorno del greggio venezuelano, in calo rispetto ai 629.480 barili al mese di settembre.
L'analista Joe McMonigle della Hedgeye Risk Managemen ha dichiarato: "I falchi sono in carica ora e vogliono diventare duri con il Venezuela. Se faranno qualcosa, faranno la cosa più dura fin da subito". Due anni fa, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni che vietavano lo scambio di nuovi debiti e azioni emesse dal governo venezuelano e dalla compagnia petrolifera statale, PDVSA. Il Dipartimento del Tesoro ha anche introdotto diversi cicli di restrizioni contro i principali funzionari del governo venezuelano. Maduro è stato inserito nella lista nera, che per lui è "un onore".
All'inizio di gennaio, il Dipartimento del Tesoro ha annunciato una nuova tranche di sanzioni personali e commerciali, operando una delle "peggiori aggressioni degli ultimi 200 anni", ha proseguito McMonigle. Il Venezuela resiste alle nuove sanzioni USA. Mentre quelle sui flussi di greggio venezuelano sono un'ipotesi concreta "sul tavolo": i funzionari dell'amministrazione USA sarebbero ancora riluttanti a imporli perché non vogliono essere accusati di amplificare, con le loro sanzioni, la c.d. crisi umanitaria, ma non riusciranno ad indebolire Maduro, ha detto il platonico analista.
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